Whisky giapponesi: esperti e collezionisti rapiti dalla qualità del distillato nipponico

Il Giappone è avvolto da un fascino lontano che racchiude millenni di storia e tradizioni che si perdono fino ai giorni nostri. La cultura nipponica si è affermata prepotentemente in moltissime aree di consumo occidentali, tra qui quello del “food&beverage”. L’esempio calzante è quello dei Whisky giapponesi: pregiati distillati d’oltreoceano dai sapori che risalgono al lontano 1800.
Chi non è preparato in materia potrebbe essere (quasi) giustificato nel ritenere il Whisky giapponese di scarsa qualità. In realtà i nipponici producono da tempo immemore distillati eccellenti dimostrando di essere capaci di andare oltre il tradizionale Sakè che persiste nell’immaginario collettivo.

Quando il Whisky giapponese diventa conosciuto ed apprezzato nel mondo

Potremmo datare il lancio in società del Whisky giapponese all’inizio di questo secolo, precisamente nel 2001. Ci riferiamo alla vittoria del titolo mondiale di “Migliore tra i migliori”, ovvero di “Best of the best” di un whisky giapponese. Accadde alla Kermesse del Whisky Magazine Awards che conferì il titolo mondiale al Nikka Yoichi Single Malt (invecchiato dieci anni). Si tratta di un whisky invecchiato in botti americane, cioè “cask” di Quercia Bianca, che vengono carbonizzate con un processo che crea uno strato di bruciato. Questa caratteristica funge da filtro del distillato e lo aromatizza con intensa efficacia. Puoi trovarlo sul rinomato portale SaporiDeiSassi, fornitissimo e autorevole rivenditore di whisky.

I meriti delle distillerie giapponese negli ultimi dieci anni

Il settore, oggi, sembra aver accettato il sorpasso qualitativo del Whisky giapponese che è diventato un prodotto molto richiesto e considerato bene di lusso. Il 2014 è stata una data importante per i Whisky nipponici: la Jim Murray’s Whisky Bible, per la prima volta dalla sua nascita, premiò come migliore al mondo, un distillato giapponese. Fu il Suntory Yamazaki Single Malt Sherry Cask 2013. La Suntory ha stregato il mercato guadagnando un prestigioso riconoscimento dietro l’altro. Nel 2003, da quando vinse la Medaglia D’Oro all’International Spirits Challenge, la distilleria ha ottenuto una ulteriore dozzina di premi internazionali e il mondo ha pian piano iniziato ad apprezzare le qualità del Whisky giapponese con meno scetticismo.

Le distillerie giapponesi nel mondo

Percorrendo una rassegna dettagliata delle maggiori distillerie del Giappone possiamo affermare pacificamente che la competizione si gioca su stili qualitativi differenti. I whisky giapponesi possiedono qualità organolettiche a volte molto distanti da quelle di tradizione occidentale. Per questo risultano insolite al nostro palato. Altre volte i sapori, l’aspetto e gli odori emergono con decisione e spiccano rispetto alla produzione di whisky per antonomasia, ovvero quella scozzese.

Suntori Yamakazy, la prima distilleria del Paese del Sol Levante

La distilleria Yamazaky è di proprietà della Suntori, la prima ad introdurre la produzione industriale di whisky in Giappone. Il fondatore Shinjirō Torii fondò la distilleria Yamazaki nel 1924 e non ha mai nascosto di aver iniziato l’attività ispirandosi alla produzione Scozzese. Il braccio destro di Torii, Masataka Takesuru, era infatti appassionato di preparazione di distillati ed era rientrato in Giappone da un periodo di studio in Scozia proprio qualche anno prima, nel 1920. La distilleria da sempre produce distillati gentili dal sapore variegato ma non troppo, con proprietà organolettiche che comunicano sapienza e tradizione.

Dalla sapienza di Takesuru alla Nikka

Takesuru non resterà a lavorare alla Yamazaky ma fonderà una sua distilleria che ben presto diverrà la Nikka. Egli maturò il sogno di fondare una sua società grazie alla passione che scoprì durante i suoi studi compiuti in Scozia. Ci riuscì non troppo più tardi, poco più di vent’anni dopo. Con la fondazione della Nippo Kaju, raffinò i processi di distillazione evolvendosi in quella che ben presto divenne la Nikka Whishy che tutti noi conosciamo. Essa primeggia incontrastata sul podio delle migliori distillerie nipponiche e i suoi prodotti sono spesso acclamati come ciò che di meglio il mercato offra a livello internazionale. I prodotti Nikka sono venduti da SaporiDeiSassi e fanno parte dei migliori distillati al mondo.

Nikka Whisky Pure Malt Black

Look Sharp!, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

La White Oak

Tra le più rinomate distillerie giapponesi non possiamo non menzionare la White Oak, antica distilleria situata nella cittadina di Akashi, da cui l’etichetta con cui ha presentato al mondo il suo giovanissimo single malt. Questa distilleria nasce nel 1984 e da allora continua a lavorare con metodi tradizionali derivanti da un secolo di esperienza. Può vantare l’unicità della location rispetto a tutte le altre distillerie perché è situata sulla costa. Si affaccia sulle spiagge del Mare interno di Seto che separa Honshu, Shikoku e Kyushu dalla quarta e ultima isola che compone il Giappone, Hokkaido. Questa posizione influenza la distillazione per via dell’umidità e delle forti escursioni termiche tra estate e inverno rendendo la pregiata produzione interessante e degna di una degustazione.

Anche la Chichibu merita una nota di presentazione

Questa distilleria, nata nel 2004, presenta un primato pur essendo la più giovane: è la prima nuova distilleria nata in Giappone dal 1973. Sorge su una collina non distante dalla città da cui prende il nome, Chichibu. I suoi distillati maturano in una zona in cui l’inverno è una stagione calda e umida. I suoi whisky sono finiti sotto la lente degli appassionati in tutto il mondo una particolarità: nonostante i periodi ridotti di invecchiamento il risultato è sorprendentemente bilanciato e fruttato.
Le distillerie giapponesi non finiscono qui. Sono molto numerose e impegnatissime a far conoscere l’arte del distillato nipponico al mondo intero, confermando gli onori e gli apprezzamenti conquistato negli ultimi venti anni di lancio sul mercato. Questo non significa disprezzare i grandi classici come Lagavulin o Laphroaig ma aprire la degustazione a nuovi distillati molto meno distanti culturalmente di quanto si possa (erroneamente) pensare.

Autore

Silvia Ciuffetelli