Giappone, così antico e così moderno

Ed ecco che mi trovo a scrivere il diario di un viaggio che mai avrei creduto di fare… Nel mio immaginario ho sempre pensato come potesse essere il Giappone e ho sempre pensato che sarebbe stato un viaggio impossibile. Tutt’ora quando dico di esserci stata mi rispondono: “Giappone? Come mai? Non è una meta per andare in vacanza! E poi cosa mangi?”. Perchè mi chiedo io? Non è poi così strano! Anzi, economicamente mi è costato quasi come una vacanza di lusso in Europa di due settimane, certo, non è un viaggio relax ma chi dice che si debba per forza stare in spiaggia in vacanza?! E poi non ho mai sentito dire che i Giapponesi muoiono di fame! Perciò inizio a fare varie ricerche e navigando sul sito dell’Alitalia trovo una mega offertona nel nostro periodo a soli 508€ a/r per Tokyo! “Amoreeeeee vieni a vedere, sono io che vedo male o è veramente così?! Cosa facciamo?? Io prenoto!” E fu così che presa dall’adrenalina prenotai il volo…..si, ma invertendo i dati del mio ragazzo sul biglietto! PANICO! Alitalia purtoppo non dà la possiblità di cambiare i dati essendo una promozione, perciò secondo a quanto dice la tizia del call center le possibilità sono due:o ce la rischiamo in aeroporto, o ricompro il biglietto! Ma siamo matti? Io mi ero fatta i miei conti in base al budget e non posso permettermelo! Fatto sta che decidiamo di rischiarcela(ho passato due mesi con l’ansia di non partire…si, sono proprio scema) ma il giorno fatidico arriva ed ecco che ci troviamo al check in… passiamo senza nessun problema, nessuno ci chiede niente e alle ore 14 il nostro aereo già pieno di *Giappi parte! *Giappi è un termine che ho usato io in modo assolutamente ironico e non razzista, anzi lo definirei un modo molto amichevole per riferirsi a loro…giusto per chiarire.
Ps : io i Giappi tra l’altro li adoro, sono troppo kawaii!

Shinjuku – Tokyo

22 SETTEMBRE 2014

L’aereo atterra puntuale, non ci sembra vero, 12 ore non sono passate per niente e l’unica cosa che vorrei vedere è il letto, visto che non sono riuscita a dormire neanche un po’ per colpa della scomodità dei sedili. Ci rechiamo ai controlli che saranno veloci, ritiriamo i bagagli e prima di uscire troviamo un altro blocco dove un simpatico Giapponese ci chiede perchè siamo qui, dove andremo ecc ecc e siccome sono stanca, dobbiamo ancora viaggiare e ho SONNO, lo sbalordisco dicendogli l’elenco di tutte le città in 3 nano secondi! Lui ride e ci fa passare subito! Dall’aereoporto troviamo dei cartelli che ci condurranno alla stazione(ci arriveremo a piedi) e arrivati alla biglietteria facciamo il biglietto per il Narita Express perchè il Japan Rail Pass non lo attiveremo oggi, e solitamente conviene comprarlo all’andata invece che al ritorno perchè non so per quale motivo ma per l’andata fanno lo sconto del 50% mentre al ritorno no. Dopo un’ora di treno eccoci a Tokyo, dove faremo la Suica card in modo da non dover fare il biglietto della metro ogni volta. Cerchiamo la nostra linea per Higashi Shinjuku, troviamo in men che no si dica il nostro hotel: Residence Shinjuku, a due passi dalla stazione, e anche se il check in sarebbe stato alle 15 nonostante siano solo le 13 il proprietario mi dice che non ci sono problemi… credo mi abbia guardato in faccia e credo di avergli fatto pena… tanta pena! Dopo due orette di sonno profondo riprendo i miei pezzi e cerco di ricompormi, saranno le 16:30 e se riusciamo dobbiamo cercare di vedere Shinjuku entro oggi! Prendiamo la metro e appena usciti lo spettacolo che avremo davanti agli occhi sarà il Tokyo Metropolitan Government che ospita la sede del governo metropolitano di Tokyo, e governa non solo i 23 quartieri ma anche le città, paesi e villaggi che compongono Tokyo nel suo complesso. A due passi invece troviamo la Cocoon Tower che ospita tre scuole tra cui scuola di moda, medicina e design. Wow, era da una vita che non mi trovavo davanti dei grattacieli così alti, anzi penso di averli visti solo a San Francisco finora, quindi Canon alla mano inizio io a fare la turista Giapponese! Credo che fotograferò ogni cosa si troverà sulla mia strada. Proseguendo verso la stazione di Shinjuku troviamo una grande piazza con un alta concentrazione di centri commerciali e negozi dalle proporzioni stratosferiche che vendono tecnologia fino allo sfinimento! Girando in questi negozi, tra luci, suoni, rumori, mille prodotti e cose strane non ci rendiamo conto che ormai è sera, il sole è già tramontato e le luci dei neon iniziano a sfavillare tra le vie. L’atmosfera ora è completamente diversa e noi ne rimaniamo folgorati. è incredibile pensare come prenda vita facilmente la notte, in confronto alla cittadina in cui abito, dove le persone in giro nel centro la sera le puoi contare, qui invece mi sento persa! Fiumi di persone corrono, parlano, passeggiano tra colori, musica, luci… mi sembra di essere in un film, e tra queste vie ci perdiamo e incuriositi guardiamo tutte le insegne che illuminano a giorno. Da Yasakuni Dori ci troviamo poi persi in una vietta, colpiti dai fumi che avvolgono la stretta stradina, troviamo dei ristoranti minuscoli che accoglieranno si e no 4 persone per volta, qui è tutto così magico… Ma ad un certo punto più avanti ecco la famosa porta di Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, dove c’è un’alta concentrazione di love hotel, night club, bordelli e locali per adulti. Nonostante tutto non ci sentiamo in imbarazzo, sembrano locali normalissimi e la gente è parecchia e varia e ovviamente le luci accecanti non mancano! Ormai è tardi ma non siamo stanchi nè tantomeno affamati e un altra zona che mi piacerebbe visitare è Golden Gai, ed è proprio qui vicino ma non la troviamo. Chiediamo ad un ragazzo che non capisce l’inglese(o il nostro inglese? hmm) e dopo averci mandato da tutt’altra parte si fionda dopo 5 minuti con la sua bicicletta a chiederci scusa e reindirizzarci sulla retta via! Che tenero è venuto pure a cercarci! Ci addentriamo tra le viette e l’atmosfera qui è decisamente magica! Golden Gai è una perla… ha circa 200 mini localini che ospitano dai cinque ai dieci clienti ciascuno e pare sia il tutto molto amichevole, insomma…tipica atmosfera da bar. Tra le vie invece c’è solo silenzio e fumo, e inizia a piovigginare il che rende tutto ancora più bello. I nostri panzoni inziano a reclamare cibo e ci infiliamo nel primo posto che più ci convinceva. Decidiamo il menù, suoniamo il campanellino e quando arriva il cameriere ci facciamo capire come solo il linguaggio della fame si fa capire! Ed ecco che partono i primi insulti con le bacchette alla mano, è così angosciante non riuscirci subito! Finisce così la nostra prima giornata, e non vedrò l’ora di scoprire questa favolosa metropoli!

23 SETTEMBRE 2014

Shibuya – Tokyo

Ed ecco che ci svegliamo belli pimpanti (anzi, io sarei già sveglia dalle 5, ma omettiamo ciò…) perchè oggi andremo a visitare il quartiere che rimarrà al numero 1 nella nostra top list di Tokyo, ossia…SHIBUYA! Appena usciamo dalla metro come al solito ci metteremo mezz’ora per orientarci, ma ecco che il mio occhietto scruta sulla sinistra una statua… MA… è… HACHIKO! IL MIO HACHIKOOOOOOOO! Con un balzo mi getto su di lui, se non fosse che è finto me lo sarei sbaciucchiato tutto! Sarà che è simbolo di amore e fedeltà eterna o sarà che anche noi abbiamo una cucciolona di Akita che solo dopo due giorni già mi manca da morire (poi ci manca che mia mamma mi manda una foto strappalacrime della mia tatona triste per farmi sentire in colpa) sta di fatto che mi commuovo e ci manca poco a farmi strappare veramente una lacrima. Ma qui non c’è tempo per fare le femminucce! Andiamo all’incrocio, voglio farmi travolgere come un uovo strapazzato dai mille giapponesi che ogni giorno attraversano ciò che definiscono l’incrocio più grande del mondo! Ci infiliamo nello Starbucks (consigliato dalle guide) per goderci l’attraversamento mentre facciamo colazione e per scattare un sacco di foto. Subito dopo andremo tra le vie per negozietti con commessi improbabili, e insegne improbabili ma comunque tutto così colorato e vivace da farci sentire nel paese dei balocchi. Dopo pranzo ci avviamo con la metro verso Omotesando, nel quartiere di Harajuku, con la sua infinita via di negozi di lusso e di personaggi eccentrici per poi finire nella caotica Takeshita Dori, stracolma di negozi per dark lolite, punk ecc ecc, insomma… per personaggi stravaganti! Da questa via sbuchiamo a pochi metri dall’entrata per il Meiji Jingu, il santuario shintoista dedicato all’Imperatore Mutsuhito e a sua moglie. Varchiamo il gigante torii di legno e percorriamo un lungo viale nel bel mezzo del verde del parco Yoyogi incontrando una serie di barili di Sakè. Giungiamo finalmente all’entrata principale e prima di entrare ci purifichiamo nelle tanti sorgenti disponibili. E’ tutto molto tranquillo e silenzioso nonostante a pochi metri ci siano le strade affollatissime di cui vi parlavo prima. La sensazione è quella di tornare nella vecchia Edo, elegante, raffinata, mistica… ed ecco che scorgiamo una sposa in fase di vestizione, scopriamo infatti che qui vengono celebrati i matrimoni, e superando un portico vediamo una coppia uscire dal tempio… non mi sembra vero, finalmente anche a me capitano delle botte di… 😀 Mai visto tanta raffinatezza ed eleganza, riesco a commuovermi davanti a tanta bellezza. Da qui in poi inizierò ad essere una stalker professionista nei confronti dei Giappi, li fotograferò senza scrupoli invadendo ogni tipo di privacy, e sai che vi dico? Non me ne fregava niente! Ero troppo ispirata per non poterli fotografare. Le donne soprattutto mi hanno colpita, molte sono belle, fini, sempre composte, pettinate come se dovessero andare ad un matrimonio e se poi indossano il kimono raggiungono la perfezione a parer mio… no so, questa è una mia visione, mi sono piaciute molto, hanno un fascino d’altri tempi, cosa che purtroppo care donne non posso poter dire per gli uomini… bruttini loro ^.^ Ecco, aprendo il capitolo “come sono i Giapponesi?” oltre ad aver appurato che sono profumati, puliti, gran lavoratori, molto ospitali, cortesi, rispettosi, civili se si pensa che ringraziano all’infinito, nei negozi, per strada, nei ristoranti, ovunque, ringraziano, sempre. Uscendo dalla nuvoletta “Giappi in love” più tardi vi dirò anche gli aspetti negativi… ora però continuiamo il diario… Usciamo dal santuario e ci godiamo una bella passeggiata nel parco mentre le zanzare ci divoreranno e succhieranno circa 4000 cc di sangue. Ormai è sera e torniamo in quel di Shibuya per fare foto notturne al “mio” Hachiko e all’incrocio che con le luci delle insegne cambia notevolemente l’atmosfera. Visto che oggi è il compleanno di Fra decidiamo di cenare in un particolare ristorante dove il proprietario ci delizierà con “particolari” gag e recitazioni! (NB: se volete info sul ristorante chiedete pure o andate su youtube a vedere i video! Il ristorante si chiama Kagaya!) Finisce così anche questa favolosa giornata!

24 SETTEMBRE 2014

Nikko

Oggi faremo la prima escursione fuori Tokyo e si tratterà di Nikko, perciò arriviamo a Tokyo con la metro e ci rechiamo nell’ufficio JR per farci cambiare il famoso Japan Rail Pass. Andiamo a prenotare i posti nelle biglietterie JR e seguiamo i cartelli per la linea ferroviaria sempre JR e partiamo per Utsunomiya dove poi prenderemo un altro treno JR locale per Nikko.(Scusate per tutti questi JR!). Una volta arrivati cerchiamo l’ufficio turistico che troveremo uscendo dalla stazione verso destra e ci facciamo dare la mappa. Prendiamo il bus turistico per andare verso le principali attrazioni e siccome ci sono vari stop, decidiamo di fermarci dal punto più basso, cioè dal famoso ponte rosso per poi salire verso i templi. Il ponte Shinkyo si può fotografare dalla strada, senza la necessità di pagare il biglietto per salirci sopra, dopodichè prendiamo un sentierino che ci porterà di fronte al tempio Rinnoji. Purtroppo il tempio Rinnoji è coperto dalle impalcature che non gli rendono giustizia, quindi ci limitiamo alla visita interna( a pagamento, mi sembra 400 yen circa) che contiene le statue delle tre divinità buddiste. La visita si è resa interessante anche grazie ai restauratori che lavorano sulle statue del templio. Varchiamo il grande torii di pietra che ci porterà nel complesso tra cui l’importante Santuario di Toshogu costruito nel 1636 in memoria di Ieyasu, fondatore dello shogunato Tokugawa, questo santuario è l’attrazione principale di Nikko. Si susseguono templi scintoisti e buddisti dai colori sgargianti e dai mille dettagli su ognuno di essi. Spiccano sicuramente agli occhi le tre scimmiette tanto nominate dalle guide:”Non vedere il male, non ascoltare il male, non parlare del male”, simbolo tradizionale della cultura giapponese. Il Sanjinko con i suoi elefanti, il celebre Nakiryū o drago urlante nel Honji-do dentro il quale si potrà assistere ad una lezione di acustica dei monaci buddisti che suonando un gong daranno l’impressione sia l’urlo del drago in base a dove viene suonato; le insuperabili decorazioni in foglia d’oro fiori e animali mitologici sulla Yōmei-mon. Ed ecco che finalmente trovo l’icona Giapponese che più adoro, il Maneki Neko dormiente intagliato nel legno. Da qui la Sakashita-mon si apre su un sentiero che sale in mezzo al bosco(preparatevi a fare 385789346936 scalini)fino alla tomba di Ieyasu. Visitato questo complesso, e riscendendo tuuuuuutti gli scalini svoltiamo verso destra per il santuario Futurasan ed il Tayiuin-byo. Il primo è stato fondato nel 782 da Shodo Shonin ed è il più antico di tutta Nikko… no sto neanche a dire che tutti questi santuari ovviamente fanno parte dell’Unesco. Prima di arrivare all’ingresso non possiamo non fare una foto agli operai con giubbotto aera panza/ascelle… cioè ma quanto sono avanti?! Varchiamo l’ingresso e visitiamo quest’altro bellissimo santuario mentre una leggera pioggerellina inizia a scendere, ma tanto meglio, crea una bella atmosfera. E finisce così la nostra visita a Nikko anche se ad un oretta di distanza ci sarebbero altri luoghi turistici che per mancanza di tempo e stanchezza non visiteremo, quindi riprendiamo i mezzi per Tokyo e torniamo al nostro appartamento. Ci riposiamo, facciamo una doccia ed essendoci ricaricati che facciamo? Andiamo ad Odaiba. Scendiamo alla fermata metro di Shimbashi e prendiamo la linea Yurikamome che ci regalerà una vista mozzafiato sulla baia. Ci posizioniamo ai primi posti sul muso del treno, un po’ come quando si va sul bruco mela per godersi il panorama e devo dire che scelta non fu mai più azzeccata. Le luci sul Rainbow Bridge fanno brillare tutta la baia regalando una spettacolare visione notturna e la Statua della Libertà rende questa parte di Tokyo davvero unica e molto Ammmerricana! Siamo sul pontile esattamente di fronte al Decks, un centro commerciale che ha un sacco di negozi e ristoranti per ogni palato, ma i pezzi forti sono sicuramente Legoland, il regno dei bambini(o il nostro?!), Madame Tussaud e un fantastico ristorante dove poter fare barbecue all’ultimo piano con la vista sulla baia… SPETTACOLO! Purtroppo è solo su prenotazione e inoltre pioveva… parecchio pioveva, cosa che non bloccava i Giappi che tutti coperti stile sacco della pattumiera grigliavano scialati la loro carne sotto mezzo tifone! 😆 (ho il video che devo aasolutamente trovare!) Facciamo il giro veloce di perlustrazione e ci perdiamo negli infiniti e strapieni negozi di NONSOCOSA e MACHEDIAMINEèSTAROBA, quand’ecco che iniziamo ad avere fame e ci buttiamo nel ristorante che mi ispirava. Ci accoglie una signora anziana nel suo bel kimono verde, ci fa accomodare e parlerà perennemente in Giapponese con noi per tutta la serata nonostante le ripeteremo svariate volte che non capiamo una cippa! Ma lei è così tenera e ospitale che facciamo sempre di si con la testa per accontentarla! Ci porta due salviettine calde (le vediamo per la prima volta, ma poi ci accompagneranno per tutto il viaggio, e solo a fine viaggio capiremo il loro unico uso!), io e Fra ci guardiamo con faccia da punto di domanda. Io inizio ad avvolgerle sulle mani, erano così belle caldine… poi però pensavo fosse sconveniente e le rimetto sul tavolo, nel frattempo guardo Fra che con quelle salviette ci si asciuga la faccia, ci manca solo che si fa il bidet e si soffia il naso! Allora con nonchalance ci guardiamo intorno ma nessuno le usa e quindi non capiamo per cosa le abbiano create! Vabbe… ordiniamo qualcosa che non capiamo e devo dire che per la prima volta anche se ad occhi chiusi non prendo una ciofeca. Credo di aver preso carne di manzo in una salsina che assomiglia al Marsala su letto di riso e cavolo cappuccio, più brodazza neanche tanto male se non fosse che dentro ci navigava una specie di Spongebob dal sapore (a parer mio) inquietante! Mentre Fra rimane un po’ deluso dal suo piatto che consiste nel mischiare delle salsine piccanti su uovo (di quaglia??! ) crudo sempre con brodazza di contorno. Intanto sgamiamo dei Giappi che usano le salviette, ma una coppia ci puliva il tavolo mentre altri si asciugavano la bocca per cui per noi è tutt’ora un mistero che poi chiameremo “the curse of the Japan towel!” Finiamo la cena, paghiamo e la tenerissima signora ci saluta per mezz’ora (mi autofustigo per non avere una foto ricordo con lei, era così tascabile!). Riprendiamo la Yurikamome, scendiamo a Shimbashi e via per Higashi Shinjuku e finally a nanna!

25 SETTEMBRE 2014

Odaiba – Tokyo

Oggi visiteremo Ginza, il quartiere dai negozi firmatissimi e del palazzo Imperiale che a mio parere è stato piuttosto deludente rispetto ai quartieri visitati finora. Usciamo dalla metro e puntando istintivamente i nasi all’insù, dai grattacieli spuntano marchi famosi tra cui la Sony, Fujiya, Casio, Seiko e tanti altri ancora, e capiamo che questa sarà la zona più “fighettina” o addirittura come scritto sulla guida la zona dei Giapponesi snob dalla puzzetta sotto il naso! Svoltiamo tra le viette e troviamo Dolce Gabbana, Louis Vuitton, Dior, Armani e chi più ne ha ne metta… ripeto, per me noiosa da morire in quanto non mi interessa il genere e comunque mi basterebbe andare a Milano per vedere le stesse cose. Ci avviamo quindi al Palazzo Imperiale passando però prima per la stazione di Tokyo dall’aspetto chiaramente Europeo. Dopo un po’ di strada attraversando quel poco di verde che c’è in questa zona piuttosto grigia. Arriviamo al Palazzo, ed oltre al fatto che questo giorno era particolarmente afoso e quindi il mio isterismo stava aumentando vistosamente, scopriamo che non si poteva neanche visitare l’interno, e inoltre dall’angolazione in cui eravamo non si vedeva granchè… Insomma… non era la giornata giusta per apprezzare le attrazioni di oggi, molto probabilmente altri avranno commenti molto più positivi rispetto al mio. Visto che il caldo opprimente mi sta irritando parecchio escogito un piano malefico e obbligo il mio ragazzo a passare il resto della giornata ad Odaiba tra shopping e videogiochi, al chiuso, al fresco e a divertirci in modo da finire di visitare del tutto questa spettacolare baia. Per raggiungerla ci fermiamo a Shimbashi con la metro, poi prendiamo la linea Yurikamome e scendiamo esattamente alla prima fermata subito dopo aver passato il ponte(se non sapete dove scendere non è difficile perchè vedete dal finestrino i grandi centri commerciali e comunque tutte le maggiori attrazioni sono tra le prime 3/5 fermate dopo il ponte). Incominciamo dal Venus Fort passando prima dal Megastore della Toyota, e quando mi volto verso il mio ragazzo che ha gli occhi a cuoricino appena vede degli aggeggi su cui si possono fare simulazioni di guida stile videogioco, capisco che dovrò concedergli un po’ di tempo se voglio poi comprarmelo per farmi fare shopping selvaggio! Uscendo su un lato troviamo la grande ruota panoramica che di sera si illumina e rende anche questa parte di Odaiba bellissima, poi tornando indietro entriamo nel vero e proprio centro commerciale dove la scenografia richiama una vecchia Parigi con tanto di cielo azzurro, fontane e cartelli in francese, mentre si susseguono tanti negozi di marche di abbigliamento, gioiellerie ecc ecc ma ciò che sto cercando io lo trovo nella catena del Villagevanguard dove ci si perde tra mille gadget di cartoni animati e di NONSOCHE tra miliardi di scaffali tutti ammontonati uno sopra l’altro. Ho speso non so quanti yen per avere in mano una sfilza di cazzate! Ma adoro questi negozi! Incappiamo poi in un cafè pet friendly, il Chirori cafè che ha come mascotte un Welsh Corgi (spero di non sbagliare la razza) dove appunto i cani sono i benvenuti tanto da dare in dotazione tutto il kit per bere e mangiare ai pelosetti, mentre per gli “umanoidi” il menù è prevalentemente al curry (troppo curry!). Con le panzotte piene finiamo il nostro tour shopping-maniacale fotografando tutto ciò che per i nostri occhi sarà stranamente strano! 🙂 Finito il giretto ci avviamo prima verso il Divercity per ammirare il grande Gundam che è veramente imponente e mi inquieta anche un po’ con quello sguardo severo, poi verso la sede della Fujitv dove nel frattempo si alza un vento fortissimo che sradica i nostri timidi ombrellini lasciandoci inermi ed infreddoliti, e ovviamente credendo di poterci riparare troviamo tutte le porte d’entrata chiuse, ma riusciamo lo stesso ad ammirare la grande sfera della Fuji salendo le scale mobili esterne che portano davvero in alto. Inoltre sapendo dell’esistenza del negozio di One Piece e relativo ristorante con la speranza di comprare souvenir per mio fratello e di poterci rifocillare per cena, troviamo negozio chiuso e ristorante aperto solo per i partecipanti ad una festa di compleanno, dove ovviamente non potremmo infiltrarci neanche disegnandoci gli occhi a mandorla. (Erano solo le 18 e c’era già tutto chiuso). Non ci rimane che finire il nostro tour Odaiboso al Decks, o meglio, al Sega Joypolis, o meglio, il paese dei balocchi Giappi in quanto consiste sperperare soldi in cazzate colossali tipo macchinette ciucciasoldi dalla manina meccanica con la speranza che scenda un Action figure del personaggio tanto amato, e la parte triste è vedere come tutti sti ragazzi(e adulti) rimangano male nel NON riuscire a conquistare il suddetto oggetto! All’improvviso sentiamo urlare e un rollercoaster sbuca sopra la nostra testa e non capiamo da dove sia arrivato e dove vada, poi ci giriamo e vediamo delle foche con facce umane nuotare su un muro, e perdiamo ore e ore a guardare allibiti sta cosa pensando come i Giappi siano fuori di melone nel creare una cosa simile… ovviamente lo vogliamo provare! Facciamo lo screening del viso e passeremo mezz’ora a ridere come degli idioti nel guardare la foca con la nostra faccia, e poi ci chiederemo se sia idiota il Giapponese ad inventare una cosa simile o siamo noi a ridere per mezz’ora guardando ste foche-disumane. PS: c’è anche un bottone con scritto Push it… serve a far cadere cibo nella vasca e vedere la foca correre per mangiarselo! Nei piani superiori invece ci sono attrazioni stile adventure e horror con cinema 3d e percorsi da fare a piedi (della serie horror con Giapponesine vestite tipo The ring che sbucano all’improvviso per toccarti, non ci sono entrata manco morta!) oppure attrazioni sparatutto, simulazioni in macchina ecc ecc. I biglietti per il Sega Joypolis si fanno all’entrata e si può scegliere se pagare solo l’admission(800 yen) e poi pagare ogni singola attrazione (che varia dai 500 yen ai 600 yen) oppure pagare 3900 yen che comprende l’admission più tutte le attrazioni che si vuole. Finisce così un’altra giornata in questo pazzo paese.

26 SETTEMBRE 2014

Kyoto

Ed ecco che arriva un altro giorno tanto atteso di questo viaggio, oggi infatti ci dirigeremo verso Kyoto. Sono molto emozionata perchè più o meno me la sono sempre immaginata tradizionalista anche grazie alle foto, e mi aspetto che sia molto più antica rispetto a Tokyo che mi ha comunque conquistata, ma io adoro da sempre la parte più vera e attaccata alle radici, ecco perchè Kyoto la adorerò particolarmente. Questa nuova avventura parte dalla stazione principale di Tokyo dove esibiremo per la 745634756esima volta il JRP, cerchiamo i binari ma non prima di aver fatto scorte da Starbucks per abbuffarci come mufloni durante il viaggio, poi andiamo con un po’ di anticipo ad aspettare il treno sapendo della loro superpuntualità! La tratta sarà molto piacevole, scorrevole, paesaggi tranquilli, ogni tanto scorgeremo delle montagne, ma del monte Fuji non ne vedo l’ombra, magari avrò letto male le guide o mi sarò distratta, ma mi riprometto di fare più attenzione quando torneremo indietro. Arriviamo a destinazione dopo due ore e mezza circa e appena ci affacciamo riecco il caos (che non ci mancava granchè vi dirò!) perciò come al solito da quando siamo in Giappone ci prendiamo quella mezz’oretta per orientarci ed evitare di finire in Corea. ^.^ Usciamo dal lato sbagliato ovviamente, ma meglio così perchè assisteremo ad una meravigliosa gag… due Giappi taxisti si avvicinano a noi, ci prendono da mano la mappa (ebbene si, dovete sapere che i Giappi vorrebbero darvi una mano ma non ne sono capaci!), ed ecco che inizia la consultazione “UOTAIAAA, SOCOTOOOO, UISHIIIII, SAKURAAAAAAA ecc ecc” tutto questo senza neanche chiederci dove dovremmo andare. Dopo 10 minuti ci ridanno la mappa e se na vanno. Noi in quei 10 minuti non abbiamo aperto bocca. Siamo stati immobili. Ci siamo goduti la scena. E si… non sapevamo ancora dove andare! Entriamo all’info point (potevamo pensarci prima no?!) e finalmente capiamo che l’uscita giusta è da tutt’altra parte. Prima di tutto facciamo il biglietto giornaliero da 500 yen (lo si trova qui alla stazione centrale o nei piccoli market Lawson) e partiamo alla ricerca del nostro Ryokan! yeahhhhhh Per fortuna da casa mi studio sempre con Google Maps la zona e la via degli hotel, e grazie alla mia memoria fotografica troviamo il ryokan che è nascosto in una vietta, si chiama Gion Ryokan Q-beh. L’euforia inizia a prendere il sopravvento quando varchiamo l’entrata di legno e tanti Tanuki di ogni dimensione ci accolgono nel giardinetto, dove poi due tendine gialle svelano la vera entrata e ci si trova davanti ad una vera e propria abitazione tradizionale. Togliamo le scarpe e le riponiamo nell’armadietto, facciamo il check-in e la ragazza ci dà il nostro primo Yukata, vestaglia stile Kimono che si usa quando ci si rilassa in casa, io sono al settimo cielo, un po’ come se avessero dato la mancia ad un bimbo ed inizio ad esplorare la casa con gli occhi pieni di lacrime di gioia stile manga. Non potrei desiderare posto migliore per assaporarmi il mio soggiorno Kyotese, che purtroppo per una questione economica sfrutteremo solo per una notte (mannaggiammè! Consiglio di spendere pure i soldi nelle ryokan, ne vale proprio la pena), comunque scrutiamo ogni singolo angolo della casa, dal bagno in tipico stile giapponese (comune a tutti) percorrendo poi un lungo corridoio che ci porterà finalmente alla nostra camera. Non perdo tempo, incalzo la mia bellissima vestaglia e partono le foto da sfigata felice di rito! Mezzo chignon alla samurai adagiata sul tavolino in preghiera come se fossi una vera Giappa, Dio quanto mi sono divertita! puahahah. Dopo che ne ho sentite una sfraccassata dal mio moroso intimandomi di muovermi e di smetterla di fare l’idiota, usciamo alla ricerca dei templi perduti, e quanti templi ci sono a Kyoto? (mortacci troppi!), alla fine non riusciremo neanche a vederli tutti quelli in programma (ebbene si, salteremo addirittura il Nijo castle ed il palazzo imperiale, mi autofustigo), quindi con mappa e programma alla mano visiteremo prima la parte sud-est. A proposito, per programmare le cose da vedere ho trovato molto utile questa pagina https://zugojapan.wordpress.com/2012/08/24/itinerario-kyoto-3-o-4-giorni-tipo/ che suddivide le varie zone in modo da non farvi venire un ictus nell’organizzazione, soprattutto per una che come me appena ha guardato la cartina su google maps gli è venuta ‘na sincope! Essendo già tardi riusciremo a visitare Chion-in Temple con un complesso di templi e Shrine (santuari) che non sto neanche qui a descrivervi nei dettagli (a dir la verità ne ho visti talmente tanti che me li confondo e non mi ricordo più neanche tutti i nomi!). Partendo in modo abbastanza confuso nei pressi del nostro hotel e con cartina alla mano iniziamo il nostro mini tour. Come punto inziale di riferimento avremo un grosso torii di pietra, proseguendo poi per una lungo sentiero arriveremo all’entrata di un santuario(se non sbaglio il Sorinji) dove silenzio e pace regnano sovrani. Io e Fra parleremo ben poco durante questo tour, un po’ perchè saremo assorti nei nostri pensieri, un po’ perchè era peccato spezzare quel silenzio magico tra i vari sentieri erbosi tra un santuario e l’altro, non ci sembrava vero, stavamo scoprendo il vero Giappone, eravamo a Kyoto! Giungiamo nella piazza principale del tempio Chion-in, sede delle più grandi sette buddiste di oggi. Questo tempio è conosciuto inoltre con il nome di Kacho-san, dal nome della montagna ai cui piedi sorge il tempio. Fu costruito nel 1234, nel periodo Kamakura, da Genchi, un discepolo di Honen, il fondatore della scuola buddista della Terra Pura. È stato costruito sul luogo dove Honen aveva trascorso quasi metà della sua vita e dove morì. La prima cosa che si nota avvicinandosi al tempio, è il Sanmon Gate, la porta principale, che si trova in cima ad una scalinata ed è il più grande cancello in legno del Giappone, risale ai primi del 1600. Altro record detenuto dal Chion-in è la campana più grande del Giappone, come scritto da brochure ci vogliono ben dodici monaci per muovere il tronco attraverso delle funi e farla suonare. Questi si allenano tutto l’anno per la suonata finale a fine anno, quando rintocca cento-otto volte, a simboleggiare le 108 illusioni dell’uomo. Sulla destra entriamo nella parte di tempio di proprietà dei monaci, l’atmosfera è delle più pacifiche e veniamo attirati dal canto dei moanci in preghiera (purtroppo non era consentito fare foto). Andando a sud rispetto il tempio ci si trova a Maruyama Park, un delizioso parco attraversato da fiumi con i tipici ponticelli di pietra, nel frattempo qui la gente si è radunata e moltiplicata oppure nel pressi dei tempi ci si disperde molto, ma la cosa più interessante nell’essere in mezzo anche alla gente comune è poterli ammirare nelle loro bellissime vesti. Qui scatta lo stalkeraggio part two! Tra la gente non ho potuto fare a meno di notare una ragazza a mio parere bellissima, avvolta nel suo kimono nero con rose bianche rosa e rosse, geta ai piedi ed i capelli raccolti in una treccia con una rosa rossa. Insieme a lei un amica con il kimono dai colori inversi rispetto al suo. Mi ha talmente colpita che ho voluto chiederle se potevo fotografarle, ed hanno accettato! è pomeriggio e presi dal giro non abbiamo neanche pranzato, proprio di fronte al ponticello dove ho fotografato le due ragazze c’è un bel chioschetto dove fanno cibo salutare: patatine fritte, pollo fritto, takoyaki (polpete di polpo) e quindi cosa facciamo? Strafoghiamoci come se non ci fosse un domani facendo vedere a Maruyama chi comanda! Tornando indietro verso il grande torii gigante che abbiamo incontrato all’inizio svoltiamo in un altra stradina indicata dalla mappa per ritrovarci nel cuore di Gion, a mio parere la parte più bella, magica (soprattutto verso sera) e più antica di Kyoto. Io me ne sono perdutamente innamorata, sappiatelo! Ora non mi ricordo dove l’abbia presa, ma mi sono ritrovata tra le mani una graziosa mappa che segnala un percorso con varie tappe, in queste tappe ci sono varie statue buddiste sotto ogni forma e se vi farete visita e le toccherete guadagnerete dei meriti! Potete notare la parte alta della mappa dove c’è scritto Maruyama park, ecco noi siamo partiti da lì scendendo nella vietta dove c’è quel bel buddah ciccione, mentre il nostro hotel è nell’immediata sinistra un po’ più giù sopra il Kodai-ji sho museum. Tanto per fare degli esempi se toccherete il Buddah cicciottello avrete fortuna, la statua del bue prenderà le vostre sofferenze, se avete una malattia e toccate la stessa parte del corpo se la prenderà lui (magari potesse essere così semplice!) Le Mani wheels se girate solo una volta vi faranno avverare sogni riguardanti salute, longevità ecc ecc. Credo che sia molto carino e stimolante seguire questo percorso, inoltre questa parte mi ha veramente affascinato come dicevo prima, un po’ perchè esplorando le varie tappe entrerete in piccoli santuari molto particolari, ci sono più abitazioni, bar e negozi in tipico stile giapponese si trova gente del posto e poi c’è da visitare il bellissimo tempio Kodai-ji che conserva verdissimi e curatissimi giardini all’interno ci sono varie sale dove si entra rigorosamente senza scarpe. Il percorso si estende poi nella parte posteriore del giardino che porta ad un bosco di bamboo molto suggestivo. Secondo me vale assolutamente la pena andarci. Continuiamo la gita e subito dopo il Kodai ji scorgiamo il Ryozen Kannon, un monumento ai caduti per commemorare i morti della guerra del Pacifico. Ai suoi piedi c’è un grosso parcheggio e ci fermiamo un attimo per fare un pausa e degustarci un buonissima bibita al sapore di…..bo, ginger?! Si è fatto tardi, siamo stanchi ma decidiamo di proseguire ancora un pezzettino e scelta non fu mai più azzeccata. Il sole sta tramontando e le ombre dei templi e dei santuari evidenziano i cieli. Ora entreremo nella parte che più ho amato di tutta Kyoto, una lunga via piena di negozi nello stile Giapponese rigorosamente in legno, dove è possibile anche entrare per fare delle foto, infatti in tante di queste sul retro vi sono dei piccoli angoli di paradiso, con ruscelli, laghetti con carpe Koi e piccoli santuari. I negozi vendono ogni tipo di prodotto, dal sakè ai dolciumi, ombrellini, souvenir, spade ecc ecc Io non ho parole quando riguardo le mie foto…ho solo tanta nostalgia, nostalgia di quell’atmosfera magica e orientale, di quell’ospitalità ma anche timidezza che i Giapponesi hanno nel socializzare, ma sono sempre stati carinissimi e simpatici. Ormai si è fatto buio e siamo veramente stremati, ritorniamo in hotel, prendiamo qualcosa da mangiare take away e ci godiao la nostra bellissima camera Giapponese….buona notte mondo!

27 SETTEMBRE 2014

Kyoto

Stamattina il tempo è spettacolare, c’è un bel tepore nell’aria, e appena usciamo dal nostro Ryokan prendiamo la stradina principale per arrivare nella parte vecchia di Gion. I locali ed i negozi sono già tutti aperti e non possiamo non notare un graziosissimo negozio di dolci che serve la colazione sul retro. Bè, non potevamo avere risveglio migliore. Entriamo e veniamo accolti da due ragazze piccine con bandana in testa tipo Kiss me Licia, ci portano sul retro, facendoci togliere prima le scarpe, e camminando sul pavimento di legno ci indicano il tavolo. Siamo in un angolo del locale, seduti per terra a gambe incrociate (non tanto comodo per Fra effettivamente :D), dietro di me una lunga porta scorrevole in legno apre al giardino posteriore dove un laghetto pieno di carpe Koi luccica grazie ai raggi del sole. Non potevo veramente avere inizio giornata migliore. Essendo nei paraggi abbiamo approfittato per visitare il Daiunin Temple, piccolo complesso con giardino curato in maniera maniacale come di consuetudine e con alcune stanze da visitare internamente, alcune adibite a mini musei. Niente di che ma visto che eravamo lì ci siamo buttati dentro. Ripercorriamo la strada a ritroso perchè ora il nostro obiettivo sarà arrivare al grandioso Kiyomizu-Dera ma prima ci godiamo nuovamente tutta la parte vecchia con i negozi ed i profumi, e ci facciamo avvolgere in pieno da tutto questo. Entriamo anche in qualche negozio di Sakè e souvenir e ogni tanto durante la passeggiata scorgiamo delle bellissime Maiko ma anche ragazze comuni nei loro bellissimi Kimono (o meglio Yukata essendo ancora stagione calda ed essendo una stoffa più leggera). Prima di arrivare al tempio c’è ancora un bel po’ da camminare se poi mettiamo il fatto che i negozi sono sempre più assidui e richiamano l’attenzione tra dolcetti, colori, ceramiche, souvenir di ogni tipo ci si impega mezz’ora per fare mezzo metro! Ed eccoci finalmente arrivati, fa caldo, ci sono un po’ di scalini, c’è tantissima gente in giro e sono quasi già stanca ma la visita ripagherà tutta questa fatica. Entriamo per la grande porta stile pagoda Cinese e subito alle sue spalle il monumentale tempio di Otowasan Kiyomizudera considerato uno dei monumenti più antichi della città. imponente soprattutto guardandolo di fronte a fine percorso. Nella prima parte c’è una sala dedita alla preghiera, nell’aria ci inebria un gran profumo di incensi, l’atmosfera si fa molto spirituale nonostante la ressa. L’area tra l’altro è circondata da aceri e ciliegi putroppo non in fiore, ma posso solo immaginare come si trasformi con la fioritura. Essendo un complesso ci perde nella visita di altri templi minori tra leggende e prove di amore e fedeltà! Percorrendo il sentiero segnato si arriva esattamente di fronte al grande tempio, come si fa a non rimanere esatasiati da questa meravigliosa vista. Anche per oggi abbiamo visto un monumento patrimonio dell’Unesco, e come dargli torto! Purtroppo arriviamo a fine percorso ma ci imbattiamo in una lunghissima fila di persone che aspetta di bere da una fontana (col solito mestolino ciucciato da chi non ne capisce l’uso giusto!) e spettegolando come delle suocere finiamo per capire che si tratta di una fontana “magica” o meglio, chi berrà qui avrà eterna salute e giovinezza! Guardiamo l’enorme fila sotto il sole e decidiamo che preferiamo invecchiare! Mi imbatto in questi bombolotti cicciosi che ancora adesso non ne ricordo il nome, ma mi pare siano ripieni di carne mmmmm gnam gnam. E’ ora di pranzare e ci sbafiamo molto velocemente qualche cosa acquistato da qualche 7-11 perchè abbiamo ancora tanto da visitare e il tempo si fa sempre più tiranno! Qui il tempo vola in un attimo, ci sono troooppi templi e come dicevo inizialmente alla fin fine ne perderemo per strada molti. Perciò questo pomeriggio la scelta cadrà su un altro tempio importante, il Ginkakuji o padiglione d’argento. A mio parere è stato uno dei templi più belli visti finora, il giardino è a dir poco spettacolare e dicono che con la fioritura dei ciliegi sia veramente paradisiaco. Merita davvero. Nelle vicinanze percorrendo un sentiero lungo il fiume dall’atmosfera rilassante tra vari alberi di ciliegio (chiamata anche “passeggiata del filosofo”) si può visitare il tempio Honen-in, santuario scintoista di Otoyo-jinja. Ci richiama all’attenzione un chioschetto di gelati dai gusti stravaganti e finalmente trovo il gelato al the verde (una mezza schifezza a dirla tutta!) e Fra variegato al the e panna, un sollievo dopo queste passeggiate con il caldo soffocante. Ormai è tardo pomeriggio e corriamo verso il Nanzenji Temple, insieme di templi, costruito nel 1291 come residenza dell’imperatore Kameyama, danneggiato nel XV secolo durante la guerra Onin, ospita il bellissimo giardino zen della tigre e tanti altri tempietti. Purtroppo ci stanno praticamente buttando fuori, è tardi ed effettivamente dobbiamo ritornare in albergo, prendere tutto per il check in nell’albergo nuovo, e vista la serietà degli orari abbiamo il terrore di non essere accettati! Strada facendo ci imbattiamo nell’enorme Heian Shrine. Manca pochissimo al tempo massimo per il check in nel nuovo albergo e presi dalla fretta anche se non è lontanissimo avremo la stupenda idea di chiamare un taxi. Non so per quale motivo, ma i tassisti Giapponesi (o almeno quelli che abbiamo acchiappato noi) non sono in grado di riconoscere gli indirizzi. Dopo svariati tentativi per fargli capire che il taxi l’abbiamo preso per fare di fretta nonostante siamo veramente vicini, annuisce (segno che NON ha capito) e inizia il viaggio della speranza. Fortunatamente avendo memorizzato la zona e la strada sarò io ad indicargli il tragitto e una volta arrivati sul punto gli urleremo OK-STOP-WE ARRIVE!-STOP-HERE-STOP-STOOOOOOOPPPPPPPPP!! Ma lui non capisce e mentre gli urliamo si gira (mentre guida, vorrei sottolinearlo) e ci fa dei grandi sorrisoni! Io demoralizzata e ansiosa per il ritardo avrei voluto gettarmi dall’auto in corsa per farmi capire mentre Fra se la ride come un matto… la situazione ormai aveva preso una piega tragi-comica! 896192362 metri dopo l’hotel finalmente si ferma e gli diciamo che il punto era giustissimo, della serie “adesso ti dò due pennarelli e ti faccio disegnare” ma era così tenero e simpatico che ci siamo congedati con dei gran sorrisi per averci fatto schiattare dal ridere a sua insaputa , poi…..la corsa ad ostacoli triathlon. Arriviamo con i polmoni appesi al JAM HOSTEL KYOTO GION ed il ragazzo gentilissimo non ci dice niente e ci fa accomodare nella nostra stanza. Putroppo come la maggiorparte degli ostelli il bagno sarà in comune e come previsto anche se chiuderò svariate volte la porta qualche personaggio lo conoscerò dopo un irruzione violenta mentre sarò seduta sull’asse per via dei lucchetti tarocchi! L’ostello anche se non rientrerà nei miei alloggi preferiti del viaggio è in un ottima zona, sul fiume di fronte a Pontocho, infatti questa zona sarà il nostro punto fisso per i giretti serali nei seguenti giorni. La perlustrazione parte proprio da Pontocho (anche se lo capiremo il giorno dopo che eravamo a Pontocho, scusate ma dovevamo orientarci un attimo!) e sarà l’altra zona di Kyoto di cui mi innamorerò perdutamente. Ci perdiamo tra le viette appena illuminate dalle insegne e dalle lampade in carta di riso, qui tutto è sereno, silenzioso, magico, antico… Anche i turisti sembra non vogliano spezzare questa armonia e ognuno cammina in silenzio, nessuno vuole rovinare questo momento… Siamo un poì stanchini e la fame inizia a farsi sentire, l’insegna di un ristorante ci attira anche un po’ per i prezzi e qui mangerò e battezzerò la mia prima Okonomiyaki! ^.^ Oggi abbiamo completato e goduto ogni senso, siamo in pace con noi stessi e questa Okonomiyaki finale ha veramente spaccato! Raggiunta la pace dei sensi mi sdraio sul letto, chiudo gli occhi e penso a cosa mi aspetterà domani!

28 SETTEMBRE 2014

Kinkakuji – Kyoto

Ci svegliamo presto e prendendo il bus andiamo dritti dritti alla stazione centrale, lì ci sarà il treno che ci porterà direttamente ad Arashiyama in 20 minuti circa (sempre compreso nel JRP), ma prima è D’OBBLIGO fare colazione da Mister Donut dove con il proprio vassoietto si può scegliere tra una ventina di dolciumi tra cui una decina di donuts da diabete. Per sicurezza ne portiamo via qualcuno nel caso dovessimo avere cali di zuccheri (certo come no) e ovviamente arriviamo puntualissimi a destinazione. Subito fuori troviamo un piccolo info centre che ci dà la mappa e ci indica le varie attrazioni della zona. Ci incamminiamo per raggiungere il famigerato bosco di bamboo che mi lascia un po’ perplessa inizialmente pensando fosse veramente breve il tragitto. Effettivamente non è enorme come pensavo però nella parte più folta dove i bamboo non lasciano spazio al cielo è veramente spettacolare. E così ci perdiamo nel verde di questo bosco scaldati dai raggi del sole che filtrano tra le canne di bambù, fino a perderci e scoprendo altri angoli meno frequentati ma comunque belli. Finito il percorso entreremo automaticamente nel Kameyama Park fino a raggiungere poi la riva del fiume Katsura. Il caldo inizia a diventare quasi insopportabile, quand’ecco che mi viene la bellissima idea di visitare subito il Monkey Park, perchè avevo letto fosse localizzato in montagna (pensando al fresco secondo una mia nonsoquale logica), ma non avevo letto che per arrivare fino alla base bisognava camminare per un ora tutta in salita tra gradini e curve abbastanza ripide. Nonostante sia stata veramente faticosa intraprendere questa salita, durante il percorso ci sono delle tappe “interattive” che facendo dei quiz spiegano varie cose sulla zona e sulle scimmie, quindi piacevole per prendere fiato e riprendersi dal trauma. Purtroppo durante la camminata non vedremo neanche una scimmia quando ad un certo punto(ormai arrivati a destinazione) ecco la prima che si nasconde tra le foglie degli alberi e ci studia come se fossimi degli alieni grassi, sudati e puzzolenti! Leggiamo per l’ennesima volta i cartelli su come comportarci durante un incontro ravvicinato del terzo tipo, per cui siccome sono una pippa-cagasotto ogni volta che lei mi fissa distolgo lo sguardo e poi mi chiedo” ma se le faccio la foto penserà la stessa cosa? Penserà che la sto fissando?” e fu così che fui attaccata dalla scimmia… no non è vero! Però giuro che mi guardava male! All’ultimo curva eccoci finalmente arrivati alla base! La cosa che più mi è piaciuta di questo parco è che le scimmie sono in totale libertà, puoi camminarci vicino ma ovviamente bisogna rispettare le regole (ovviamente i turisti Giapponesi non peccano neanche in questo), nessuno le toccava o zinzava cosa che se fossimo in Italia il cafonaccio di turno lo avrebbe fatto con la scusa del bambino che voleva vederle meglio! Ogni tanto se c’è qualche zuffa il guardiano le rimette a posto, ma questo capita perchè nel gabbiotto dove vanno gli “umani” si può comprare il cibo apposta e darglielo tra le grate e loro ovviamente ogni tanto litigano per prenderselo per prime. Ci siamo divertiti un sacco a darle da mangiare, come ben sappiamo sono molto intelligenti e così le abbiamo messe alla prova. Prendevamo le bucce vuote di banane e gliele davamo, non solo le buttavano scazzate ci guardavano male come per dire “provaci ancora se hai il coraggio, questa cosa ti fa ridere? A me no!” a volte urlavano anche dalla rabbia! Usciti dalla gabbia (mi fa ridere dirlo!) abbiamo girato intorno alla base per osservarle e farle un sacco di foto, è stato veramente una bella esperienza, soprattutto voglio sottolinearlo perchè erano libere, e lo si capiva, erano calme (non sedate!), buffe, giocose, alcune dormivano e del tutto naturali in tutto quello che facevano. Inoltre il bello di essere quasi in cima al monte è di godere di una bellissima vista di Kyoto, infatti si può notare da lontano la Kyoto tower vicina alla stazione centrale. Dobbiamo riscendere la montagna, per fortuna con meno traumi e ci inoltriamo nelle vie di Arashiyama per raggiungere di nuovo la stazione. Torniamo a Kyoto e decidiamo di completare il giro dei templi per visitare il bellissimo e doratissimo Kinkakuji in modo da tenerci libero il giorno dopo per il Nishiki market e shopping selvaggio. Arriviamo giustamente nell’ora di chiusura ma il simpatico guardiano ci fa entrare comunque (a prezzo pieno lo stesso!) e nonostante la fretta che ci mettevano mi sono assaporata con calma questa bellezza di opera umana.(obviously patrimonio Unesco) Torniamo in albergo, siamo veramente esausti, ci inoltriamo nella bellissima atmosfera di Pontocho, ci infiliamo in un ristorante, mangiamo cose a caso visto il menù interamente Giapponese, ci va tutto bene, veniamo storditi ogni 2 minuti da un potente ARIGATOU GOZAIMASU dei camerieri che ringraziano all’unisono ogni qualvolta un cliente entri od esca dal locale e rintronati ma felici torniamo in albergo(dopo un esuberante Arigatou tutto per noi). Nanna, domani ci aspetta un’altra gincana!

29 SETTEMBRE 2014

Nara

Con il bus arriviamo in stazione centrale, colazione da Mr Donuts, ciambella al cocco e cioccolato di scorta nel caso dovessero mancare gli zuccheri e via con il treno direzione Nara. Ad accoglierci c’è il primo cartello con i cervi che ci accompagneranno poi per tutta la visita del parco. Ci infiliamo nel primo info point per orientarci un attimo con la mappa, camminiamo per un bel po’ per tutta la Sanjio Dori fino a quando vediamo un laghetto artificiale sulla destra, da lì svoltiamo a sinistra ed entriamo nel piccolo complesso Buddhista. Prima troviamo Nanendō fondato nell’813 per poi camminare nella piazzetta ghiaiosa che scopre la grande pagoda a 5 piani Gojū-no-tō realizzata secondo il desiderio dell’imperatrice Komyō, coniuge dell’imperatore Shōmu, e completato nel 730, alta 50 metri circa, una delle più alte del Giappone. Fu molte volte colpita da fulmini, incendiata e distrutta e fu ogni volta ricostruita nel classico stile giapponese del tō-kondō. è proprio qui che facciamo il nostro primo incontro con le vere star del posto… i cervi Giapponesi! Uscendo dal complesso seguiamo il percorso inoltrandoci nel grande parco pubblico dove migliaia di cervi brucano teneramente l’erba ignari dei turisti, anzi, ormai sono talmente abituati che vengono a fare gli occhioni dolci per scroccare cibo, ma noi che non siamo per niente amici degli animali ce ne freghiamo e proseguiamo dritti… certo come no… dopo mezzo sguardo del dolce cervo avevo già prosciugato i biscottini al baracchino e passato una ventina di minuti a nutrirli come se fossi mamma cerva. Tra l’altro se per caso mi permettevo di fare una pausa mi chiamavano tirandomi la maglietta! Finita l’ora del momento tenerezza coi cervi arriviamo davanti ad un torii rosso che penso delimiti la zona del parco con l’entrata ai grandi complessi. Il parco è veramente enorme e qui mi sento di consigliarvi spassionatamente scarpe comode da ginnastica! Dopo circa 10/15 minuti tra sentieri verdi e ombrosi (quindi belli freschi) ci troviamo davanti un altro torii ma di pietra, stiamo per avvicinarci al complesso Kasuga Taisha. Fondato nel 768 e ricostruito diverse volte, è il santuario della famiglia Fujiwara, l’interno è famoso per le sue lanterne di bronzo e le molte lanterne di pietra che conducono al santuario. Proseguiamo camminando ancora per un bel po’ nel parco facendo una piccola pausa per mangiare dei toast comprati mi sembra in qualche conbini prima di entrare nel parco stando attenti a non essere attaccati da cervi affamati. Se devo esprimere un giudizio finora la camminata è stata piacevole, scorrevole, sempre all’ombra degli alberi, per cui nonostante le temperature abbastanza alte dovute soprattutto all’umidità non abbiamo proprio patito per niente il caldo. Inoltre questi templi nel bel mezzo della natura conferiscono una bellissima e mistica atmosfera, calcolate una giornata intera per l’intera visita. Arriviamo dunque al Tamukeyama Hachimangu Shrine dove avrò un incontro ravvicinato con un timido cervo. Intravediamo il bellissimo Nigatsu-do collocato su una collinetta da cui poter fare foto al panorama sottostante, personalmente uno tra i templi più belli visti finora nel parco (al primo posto però il Todai-ji). Scendendo la lunga scalinata in legno si trova invece il Sangatsudo, templio minore anche se il più antico di questo complesso. Ed ecco finalmente il tanto atteso Todai-ji in tutto il suo splendore ed in tutta la sua grandezza. Tutta la gente che non abbiamo visto finora è tutta qui, sciami di persone fotografano a destra e a sinistra e anche noi non possiamo tirarci indietro. All’entrata una statua (che da lontano ci sembrava Cappuccetto rosso!) ci accoglie come una minaccia e una volta dentro rimaniamo veramente a bocca aperta. Ma è il grande Buddha ad accoglierci impressionandoci parecchio. Il grande buddha (Daibutsu) ha dimensioni gigantesche, è una delle statue bronzee più grandi del Mondo, realizzata nel 746 alta poco più di 16 metri costiuita da 437 tonnellate di bronzo e 130 kg d’oro! è una raffigurazione del Buddha Dainichi cioè il buddha cosmico da cui sono nati tutti i mondi e i rispettivi buddha rivelatisi nel corso del tempo.Nel corso dei secoli la statua fu svariate volte danneggiata da incendi e terremoti e la testa andò perduta un paio di volte. All’interno del tempio ci sono altre due statue dei guardiani raffiguranti l’inizio e la fine. I Nio (guardiani) sono conosciuti come Ungyo, con la bocca chiusa, e Agyo, che ha la bocca aperta. Sulla destra del tempio notiamo un pilastro di legno con una cavità alla base, secondo la credenza popolare chi riesce ad infilarsi attraverso ha la garanzia di raggiungere il risveglio spirituale, peccato che il buco fosse grande tanto quanto un bambino!(o grande quanto i Giapponesi appunto). Usciamo dal tempio e ci godiamo l’ultimo tratto del parco prima di andarcene da Nara, fotografo gli ultimi attimi passati coi cervi (compreso il deer-selfie!) e le solite splendide Giapponesine vestite tradizionali. Bye bye Nara, è stato un piacere conoscerti! Per il ritorno in stazione abbiamo optato per il bus, comodo, veloce e riposante per i piedi! Durante il tragitto per tornare a Kyoto ci fermiamo alla stazione Inari anche se ormai sono le 18 passate, ma ne approfittiamo per visitare il Fushimi Inari essendo già in zona (l’entrata è libera dall’alba al tramonto). Questo affascinante santuario fu dedicato alle divintà del riso e del sakè dalla famiglia Hata. La volpe è un messaggero di Inari, il dio della raccolta del riso (e più tardi dei commerci), i Giapponesi la considerano una creatura sacra e misteriosa in grado di possedere gli esseri umani. Prima di entrare nel sentiero le ammiriamo come se ci dessero il benvenuto. Il complesso si estende lungo i versanti boscosi dell’Inariyama, un sentiero si inoltra per 4 km lungo la montagna racchiuso per tutta la sua lunghezza da centinaia di torii rossi e fiancheggiato da decine di volpi di pietra. Visitare il Fushimi Inari dopo le 18:30 non era nei nostri programmi, ma credo che sia stata un delle esperienze più mistiche vissute in Giappone. Abbiamo attraversato i lunghi torii rossi ormai immersi nel buio, illuminati ogni tanto da qualche torcia nel silenzio più totale, anche i pochi turisti rimasti camminano senza fiatare. L’atmosfera dopo il tramonto regala qualche brivido quando passiamo tra le numerose tombe e tra i santuari in miniatura sparsi lungo il percorso. Questa visita ce la siamo goduta per metà perchè arrivare fino in cima risulta impegnativo vista l’ora che si è fatta, comunque mi è rimasta nel cuore. Se dovessi tornarci ci tornerei ancora di sera, i templi rossi illuminati hanno un effetto completamente diverso visti con il buio. Purtroppo è ora di rientrare, abbastanza sfiancati dalla giornata compriamo due sandwich e torniamo in hotel… anche questa giornata è finita!

30 SETTEMBRE 2014

Kyoto

E’ l’ultimo giorno a Kyoto, e non vorrei mai lasciarla… adoro vivere questa città così ricca di tradizioni, le puoi sentire e vedere in ogni angolo, come secoli fa, quando geishe e samurai svanivano tra le vie come fantasmi… mi ha riempito così tanto questa città… E cosa c’è di meglio che scavare a fondo nelle tradizioni del popolo se non andando al Nishiki Market? I mercati locali danno l’occasione di entrare nelle vite della gente, scopri le loro abitudini, i loro cibi che a noi suonano strani. Notiamo bancarelle di Tabi (tipici calzini giapponesi che separano l’alluce dalle altre dita del piede per permettere di indossare le calzature per kimono), e cibi stranissimi, i famosi polipetti rossi che sicuramente avremo notato almeno una volta nei cartoni/anime Giapponesi, lo stesso vale per gli Onigiri che ho voluto assolutamente provare, poi pesci di ogni genere, le famose bacchette che noi occidentali odiamo in ogni forma e colore impacchettate come se fossero d’oro, verdure indecifrabili, Tè verde sotto ogni forma, e frutta carissima. Con la scusa di dover far compere per i parenti ci siamo imbattuti in altri negozi particolari per ammirare tutte le stranezze Giapponesi, dal 50enne che vende action figure e manga come se piovesse ai Neko Cafè dove ti fanno la schiuma a forma di animaletti pucciosi, poi negozi di kimoni di ogni genere! (vedere kimono con foglie di Marijuana!) e le solite ragazzine che si preparano per le purikura. Amo questo paese! Finiamo il nostro shopping selvaggio godendoci la città, troviamo il primo campo di calcio e ci fermiamo ad ammirare dei bambini che si allenano, il mio moroso malato di calcio mi ci fa stare mezz’ora guardandoli incantato. Ormai è tardo pomeriggio e decidiamo di riposare le gambe sulle sponde del fiume di cui Fra se n’è perdutamente innamorato! Dopo una doccetta veloce in hotel usciamo per goderci la magia di Gion e delle sue vie, illuminate ogni tanto da un lampione per dare quella sensazione di pace e misticità. Giungiamo al Gion Corner dove vere Geishe si esibiscono in danze tradizionali. Gli spettacoli si possono prenotare in orari stabiliti, visibili sul posto o sul sito. Fra non era interessato e vista la sua “scazzataggine” ho evitato di insistere, ma ovviamente gliela menerò finchè campo di non essere andati a vedere lo spettacolo! Mangiamo qualcosa e proseguiamo tra le vie di Gion e Pontocho per vivere questi ultimi attimi indimenticabili a Kyoto, ovviamente non manca la sosta al “Fiume di Fra” per ricordare questi giorni trascorsi… una lacrima mi scappa, anche questa avventura per ora è finita.

1 OTTOBRE 2014

Parco della Pace – Hiroshima

Siamo in stazione, il nostro Shinkansen arriva ovviamente in orario, presa come di consuetudine la nostra colazione da Mr Donuts partiamo in direzione Hiroshima. Da questa città mi aspetto di apprendere tanto, ma c’è anche una sensazione che mi spaventa in quanto persona molto sensibile. Non so se sono pronta ad affrontare la visita al museo, ma non posso di certo perdermi un occasione così. Appena arriviamo in stazione un tram ci porterà dritti in hotel per il check in di una notte, lasciamo la nostra bellissima stanza (anche se per farci capire con il personale sulle info ci voleva Google translator!) e riusciamo a prendere il bus detto anche JR loop bus o Hiroshima meipuru-pu che compie un tragitto circolare e comprende le maggiori attrazioni della città. Come prima tappa scegliamo l’Hiroshima castle (quindi Nord della città) seguendo un tragitto segnalato sulla mappa. Non c’è granchè da visitare internamente ma è visivamente molto scenico, fu distrutto dalla bomba e ricostruito nel 1958. Ed ecco che arriviamo alla parte più toccante di questa tappa. Scendiamo dal bus davanti all’Atomic Bomb, simbolo di devastazione, fu progettato da un architetto cecoslovacco e aveva la funzione di Centro Espositivo Industriale prima che la bomba nucleare lo colpisse. Tutte le persone all’interno morirono dopo l’impatto, ma lo scheletro dell’edificio e la sua cupola rimasero in piedi. La cupola è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco. Visivamente non è che rimasto lo scheletro, ma basta per far riflettere molto. Dalla cupola si accede direttamente al parco della pace costellato di monumenti commemorativi. Il monumento per la pace dei bambini è dedicato a Sadako Sasaki, una bambina morta di leucemia dopo gli effetti della bomba, quando scoprì di essere malata decise di fare mille gru di carta perchè in Giappone è simbolo di longevità e felicità. Purtroppo Sadako non riuscì mai a finire la sua “missione” e da allora tutti i bambini dal Giappone le donano queste gru di origami da appendere vicino alla sua statua. Non sono riuscita a trattenere le lacrime, questa visita è dura da digerire, è forte il dolore che si prova venendo a conoscenza di queste storie, e il museo ha ancora tanto da raccontare… Il cenotafio è una costruzione che riporta i nomi di tutte le vittime accertate della bomba, al suo fianco una fiamma verrà spenta soltanto quando verrà distrutta l’ultima arma nucleare sulla Terra… purtroppo difficile da credere… Arriviamo dunque al momento della vista al museo. Questo museo racconta la storia della città prima e dopo lo sgancio della bomba. La tensione è alta, il cuore mi si stringe al petto, non riesco a trattenere le lacrime neanche qui. Non si può e non si riesce a immaginare come si possa recare così tanto male… I brividi corrono lungo la schiena ogni volta che varco una sala, dal modello della bomba al plastico che indica i raggi della devastazione, muri colati di pioggia nera, resti di vestiti ridotti a brandelli, cancelli piegati dalla forza dell’esplosione, oggetti squagliati, una sala dedicata a Sadako e infine la terribile sezione fotografica con immagini delle vittime e le conseguenze fisiche e ambientali che la bomba portò. Se dovessi consigliare questa visita direi mille volte SI, a parte il costo simbolico del museo (50 Yen) che ne vale mille di più, ci si rende conto di quanto l’uomo sia stato e quanto sia capace di fare. Spaventa molto, fa riflettere, fa piangere e lascia un segno indelebile, non so se ci tornerei… e quando girovaghiamo per Hiroshima mi chiedo come questa gente sia riuscita a rialzarsi dopo tutto questo, a volte mi chiedo che brutta razza sappia essere l’essere umano. Nel primissimo pomeriggio prendiamo il treno per Miyajima (dove assisterò ad una bellissima lezione di Giapponese tra Fra ed una vecchietta che gli insegnava i numeri…non vi dico le gag) e a pochi passi dalla stazione raggiungiamo il porto per prendere il traghetto. Appena arriviamo notiamo il grande torii rosso in mezzo al mare, infatti in questo periodo la marea è alta e perciò è tutto circondato dal mare (quando c’è la bassa marea si può arrivare a piedi fino sotto al torii). Prendiamo la cartina al porto e iniziamo a visitare il complesso più famoso del posto-Itsukushima jinja. Questo santuario e l’intera isola fanno parte del patrimonio Unesco ed il santuariodà all’isola il suo vero nome in realtà. La struttura che ricorda un molo è dovuta alla sacralità dell’isola, infatti pare che alla gente comune era vietato entrarci, si poteva raggiungere solo in barca. Facciamo pranzo nella spiaggetta proprio di fronte al torii e a momenti veniamo assaliti dai tanti cervi del posto! Si rivelerà una grande impresa! La visita in generale comunque non dura tanto e infatti finite le mille foto di rito torniamo verso quello che si può definire il centro del paese dove scoviamo il fast food migliore per gli amanti delle ostriche e la paletta del riso più grande del mondo! Torniamo verso cena in hotel e cerchiamo il ristorante più vicino vista la stanchezza che si fa sentire e con mio sommo piacere scopro di aver trovato un ristorante frequentato da locali, si mangia solo Okonomiyaki che adoro e hanno la più bella collezione del mio manga preferito! (per chi non la conoscesse è Ranma 1/2). Fortunamtamente la tensione di stamattina è svanita completamente, ho superato anche questa ansia, ho visto posti da cartolina, ho trovato un ristorante fighissimo e in hotel ci siamo goduti alla tv una Platinette Giapponese! Che volere di più!? Good night!

2 OTTOBRE 2014

Osaka

Come d’abitudine da quando siamo qui ci svegliamo (neanche troppo presto) per prendere l’ormai amatissimo Shinkansen direzione Osaka, e in men che non si dica, dopo circa due orette arriviamo in stazione. Anche questa tappa sarà breve ma intensa! Intanto perdiamo un’ora per cercare l’hotel, e stavolta la mia memoria fotografica da Google maps mi inganna, perchè qui regna il caos e le vie tutte aggrovigliate mi confondono. Arriviamo davanti alla porta e nessuno ci apre! NOOOOOO Niente, decidiamo di non perdere tempo così torniamo in stazione e proviamo per la prima volta i Coin Lockers, con pochi soldi mettiamo le nostre valigie al sicuro (che essendo Giappone avremmo potuto anche non chiudere gli armadietti e sarebbero rimaste al sicuro lo stesso!) e memorizziamo bene la locazione se no siamo fregati! Prendiamo la metro e ci fermiamo di fronte all’Osaka-jo il maestoso castello di Osaka. Questo castello ha subìto parecchi attacchi, è stato raso al suolo e ricostruito più volte, e nonostante tutto i restauri lo rendono veramente spettacolare. Dopo una passeggiata nel parco prima di arrivare all’entrata principale notiamo un campo da baseball di una squadra del posto e poi un po’ più avanti delle belle bancarelle. Ovviamente devo assolutamente provare questi bombolotti gustosi di carne che nonostante siano a 180° e la temperatura esterna ha un’umidità dell’80% mi ripagano di tutto il sudore sprecato! Facciamo il biglietto ed entriamo, una signorina ci fa mettere in fila per poter prendere l’ascensore, praticamente essendo molto organizzati ci fanno salire all’ultimo piano per poi discendere piano piano tutte le sale. Partendo dall’alto godiamo del panorama anche se il tempo non è dei migliori, ma almeno pare tiri un filo d’aria. Scendendo per le varie scalinate si visita il museo che racconta ed illustra la storia e i clan che hanno conquistato il castello. Molto bella la parte che include le armature usate in guerra. Infine ci si può immedesimare nel guerriero Kabucho (ci sembra di aver sentito questa parola!) e con soli 3 euro un signore molto gentile veste quel pirlozzo di Fra tra le risate fragorose dei turisti, e nel mentre gli spiega (in non so quale lingua) la storia del guerriero. Armatura ultimata, elmo da combattimento in testa con due cornoni enormi e spada in mano ci si diletta a fotografare il “guerriero” (se i guerrieri sapessero si rivolterebbero nelle tombe!). Finita la visita ci dirigiamo nella parte Americana di Osaka, ossia Amerika Mura, una piccola zona di negozi e ristoranti di tendenza. Notiamo che la maggiorparte dei negozi è improntato sullo stile hip hop comprese le musiche che aleggiano nell’aria. Qui un po’ tutto è Ammmericano! C’è un palazzo con bandiera Americana, ci sono vari Mc Donald che tra l’altro offrono serivizio a domicilio (per fortuna dove abito io non esiste o sarebbe la fine), bici e moto stile Venice Beach, negozi di tatuatori ecc ecc è tutto veramente molto colorato, vale la pena farci un giretto. Arrivata sera finiamo in bellezza con la visita della zona più viva di Osaka:Dotonbori. Si estende da Dotonbori-gawa e la galleria commerciale di Dotonbori, tra ristoranti, negozi e locali tutti rigorosamente pieni di neon vistosi il che crea una vero e proprio caos di colori. Tra i vari ristoranti non ho potuto fare a meno di assaggiare i miei tanto amati ravioloni di carne, mentre Fra si è pappato le Takoyaki, polpette di polpo cosparse di scaglie di pesce. Ma questi sono solo gli antipasti così ci fermiamo in un ristorante che scopriamo avere finestre che guardano sul fuime…e vai di romanticismo! Il risotorante si chiama Bukkuri Donkey ed è molto particolare, internamente sembra ricreare una giungla e i piatti variano dai soliti tradizionali agli hamburgeroni, lo consiglio per la particolarità e la zona. Inoltre lungo il percorso è possiible scorgere il minuscolo tempio Hozen-ji, mentre sul lato del fiume altri negozi gli fanno da cornice tra suoni, rumori, luci, band locali, tutto molto vivace e bello da vedere e vivere. Lungo il fiume si può notare una grande ruota panoramica, si tratta del tanto famoso Don Quijote che troverete sparsi per tutto il Giappone (infatti li visiterò tutti per la gioia di Fra 😀 ) e si estende su vari piani pieni di miliardi di cose utili e inutili ovviamente! Purtroppo la mini avventura Osakese è terminata! Si va a nanna nella nostra casetta/hotel (di cui abbiamo fatto il check in dopo la visita al castello) e per un attimo credo di sentire delle scosse, ma Fra, gentile come sempre, dice che è la mia labirintite, così mi rilasso e chiudo gli occhi, domani si torna a Tokyo.

3 OTTOBRE 2014

Dalla stazione di Osaka ripartiamo per la nostra ultima destinazione che toccherà di nuovo Tokyo. Come al solito intorno a noi Giappi dormienti se la russano per tutto il viaggio mentre noi stiamo svegli con la speranza di intravedere il monte Fuji che ci era sfuggito all’andata per Kyoto. Ad un certo punto il movimento ed il vocìo di alcuni Giappi ci distoglie da ciò che stavamo facendo, e quando noto una signora che inzia a fare foto dal finestrino capisco che ci siamo… è lui! è Mr Fuji! Finalmete riusciamo a vederlo con il suo solito cappellino di nubi in testa. Anche se visto da lontano mi ha fatto effetto ed ero emozionata! Dopo circa due ore di viaggio rieccoci a Tokyo, scendiamo e una fiumana di gente corre, sale, scende, il caso, il caldo… si, siamo tornati a Tokyo… Questa volta alloggeremo nella zona di Asakusa per poter visitare meglio la parte Est. Lasciato tutto in hotel raggiungiamo il ponte su cui spicca la fiamma dorata dell’edificio della birra Asahi, da qui prendiamo la stradina che ci condurrà verso Nakamise dori, piena di negozi souvenir che porta dritti dritti al complesso Senso-ji. Seguendo i consigli della nostra fedele Lonely planet prendiamo una stradina partendo dal retro del complesso per poter raggiunegere Kappabashi dori, la via se così si può dire dedicata ai commercianti. I negozi che si susseguono vendono stoviglie, insegne, cartelloni, tende e le famose riproduzioni in cera che si trovano in tutte le vetrine dei ristoranti. Si è fatto pomeriggio e dopo una breve pausa pranzo prendiamo la metro per raggiungere il famoso quartiere di Akihabara, l’electric town, chiamato così durante la seconda guerra mondiale perchè ospitava un mercato nero di ricambi per radio, mentre negli ultimi decenni è diventato il quartiere d’eccezione per gli articoli di elettronica a prezzi scontati. Iniziamo a puntare il naso all’insù, gli edifici di tutta la zona si estendono verticalmente su vari piani, infatti il più delle volte i negozi non si limitano ad aver l’entrata a piano terra ma spesso bisogna salire sui piani superiori per poter vedere gli altri piani dello stesso negozio se non addirittura avere l’accesso di negozi diversi. La cosa che mi ha colpito di più è sicuramente l’alta concentrazione di giovani, non a caso è il paese dei balocchi per gli otaku, i nerd Giappi amanti degli anime, manga, giochi di carte, videogiochi ecc ecc Ad ogni angolo c’è qualsiasi tipo di negozio dedicato agli anime ed ai loro action figure, tanto che sono riuscita ad ultimare le ultime richieste di souvenir! Verso sera è sicuramente tutto più caotico, le luci dei neon si accendono e i rumori delle pachinko si fanno sempre più forti. Entriamo anche nell’edificio delle Sega per rimanere sbalorditi dalla quantità delle sale videogiochi piene di gente, mi sento addirittura rintontita dal caos! Non ho mai visto un posto così in vita mia, penso esista solo qui… non so neanche spiegare quante cose strane e buffe abbiamo incontrato venendo qui! Abbiamo anche trovato l’introvabile Otamatone per mio cognato, in pratica è uno “strumento musicale” a forma di nota che va suonato tipo pianola potendo regolare la tonalità da più grave a falsetto con effetti davvero divertenti (https://www.youtube.com/watch?v=V8vhL1jYV00 ogni volta che guardo sto video mi piego in due dalle risate). Akihabara in pillole è il mondo degli appassionati di videogiochi, c’è veramente di tutto, abbiamo anche trovato un negozio che vendevano le vecchie consolle per la gioia di Fra. Noi ci siamo stati mezza giornata, ma se siete appassionati del genere almeno una giornata dovete starci. Ritornando verso Asakusa ho voluto farmi l’ennesimo giro da Don Quijote giusto per sentirmi realizzata! Anche qui non mancano le cose strane da vedere per esempio sono rimasta abbastanza scioccata dagli adesivi da mettere sugli occhi per ottenere un bello sguardo occidentale! Torniamo in hotel, doccia e a Fra viene in mente che aveva sentito parlare del Napoli club di Tokyo, ed io non riuscivo ad immaginarmi dei Giapponesi con le magliette del Napoli addosso fan sfegatati, tanto che gli chiedo “sei sicuro di cio? non è che mi fai vagare nel nulla come al solito eh?”, ma stavolta ci aveva azzeccato…o in parte..in realtà è proprio un ragazzo italiano che ha aperto una pizzeria nel quartiere di Roppongi vicino alla Tokyo Tower. Peppe è un ragazzo simpaticissimo, un vero Pulcinella che ha lasciato tutto per venire a vivere qui ed aprire questa pizzera, tra l’altro fa delle pizze spettacolari, buonissime, sembra di essere a Napoli veramente anche grazie all’ambiente che ha creato. Dopo esserci pappati questa buonissima pizza (eravamo in astinenza) ritorniamo nel nostro Ryokan abbastanza stanchini della giornata affrontata, inizio a pensare che manca pochissimo alla partenza sigh 🙁

4 OTTOBRE 2014

Daibutsu – Kamakura

Ci alziamo presto con l’intento di visitare Kamakura, il tempo non è dei migliori ma visto che non abbiamo scelta ce la rischiamo. Fuori dalla stazione i soliti info point ci regalano la cartina per avere almeno un idea di dove partire con il tour! Prima di partire solitamente ho tutto sotto controllo, ho dei programmi ben definiti, ma il Giappone mi aveva un po’ messo in difficoltà per le troppe cose da vedere, così ho deciso di farmi trasportare dal cuore… e dalle gambe! Fatto sta che ci inoltriamo nella shopping town di Komachidori street boccheggiando davanti ad ogni vetrina che vende i miei bombolotti ripieni di carne preferiti! Ma visto che è un po’ prestino gli prometto che verrò a rivisitarli più tardi 😉 Il complesso che incontriamo per primo è il Tsurugaoka Hachimangu dedicato ad Hachiman, il dio della guerra, uno dei santuari più importanti di Kamakura. Abbiamo notato che la grossa massa di turisti era accompagnata da un altra grossa massa di persone del posto ammassate ad amirare un corteo, infatti da quello che abbiamo intuito dev’esserci stato un particolare evento di cui ancora non ho capito il significato. Una cosa che ho notato era l’ingente numero di bambine vestite tradizionalmente, non so se ci fosse una sorta di celebrazione per bambine, comunque meglio cosi… più materiale da fotografare! Seguendo il percorso entriamo in un altro complesso sempre attorniato da curatissimi giardini immersi in un silenzio magnetico. Attraversando il Sanmon gate entriamo nel complesso del Kencho-ji, il più antico monastero zen di tutto il Giappone tuttora in attività. Dopo 5 minuti che siamo lì il canto di un monaco richiama la nostra attenzione. Dai ginepri sbucano in fila dei monaci, e molto lentamente seguono il canto fino all’interno del monastero. Per nostra fortuna c’è poca gente così riusciamo a prendere posto in prima fila esternamente. Io e Fra non parliamo più, non vogliamo rovinare l’atmosfera e vogliamo goderci il momento. E’ stato veramente emozionante assistere a questo rito e trovarsi lì senza neanche saperlo, sicuramente se avessimo avuto in programma di vederlo non saremmo arrivati in tempo! Per il resto abbiamo evitato gli altri templi, un po’ perchè erano meno importanti e un po’ perchè avendone visti già tanti eravamo un po’ stufi, quindi per fare qualcosa di diverso seguiamo il sentiero di montagna che porta al Daibutsu-grande Buddah che può essere un ottima alternativa e dà una bella botta di vita! Arrivati a destinazione scattiamo le foto al Buddha gigante e bronzeo e riprendiamo il primo bus che ci capita per mano visto che i piedi sono ormai blu! Ma prima di lasciare definitivamente Kamakura accolgo la promessa fatta dall’inizio, e mi sbrano il mio bombolotto ciccioso di carne in tutta felicità! Arrivati a Tokyo, non contenti delle piaghe sui piedi facciamo una capatina veloce a Ikebukuro, perchè ce l’avevo legata al dito, volevo vederla, ma avevamo troppo poco tempo, e così visto che a noi piacciono le vacanze rilassanti, prendiamo il 986849mo metro della settimana. La mia intenzione era soprattutto di vedere l’enorme centro commerciale Sunshine city che tra l’altro mi ha deluso un po’, per poi girovagare tra le vie alla ricerca dei cosplay… e infatti penso sia il quartiere adatto al genere… Anche per oggi una giornata è volata…ed inizia il countdown -3

5 OTTOBRE 2014

Ci svegliamo grazie al fracasso di un bell’uragano che a noi inzialmente appare come un banale temporale, e ci prepariamo belli felici per andare a raggiungere Ueno. Fortunatamente il programma di oggi prevede per lo più zone abbastanza coperte a parte il parco di Ueno che giustappunto ci farà capire chiaro e tondo cosa vuol dire essere al centro di un tifone. Visto che la pioggia batte incessante ed il vento è bello tosto prendiamo casualmente la via del mercato Ameyayokocho che si rivelerà una perla di mercato, troverò anche delle bellissime yukata da bimbe da regalare ad amici e parenti a pochissimo. Una delle cose amo di più in un viaggio è come avevo già detto il mercato del posto, ma in Giappone… come non potevo non andare in un Neko-cafè? Cercato appositamente da casa per avere meno difficoltà nel cercarlo qui lo raggiungo più in fretta possibile, anche perchè abbiamo le scarpe da ginnastica inzuppate e voglio rilassarmi un attimo. Questo neko cafè si trova quasi di fronte alla stazione di Ueno e si chiama Neko Maru cafè, raggiunto quasi l’ultimo piano appena si apre la porta dell’ascensore ci troviamo davanti ad una porta strapiena di biglietti e oggetti a forma di gatto, ci fanno togliere le scarpe fuori come consuetudine (non so quanto gli sia convenuto farcele togliere dopo una mattinata di camminate e con le calze zuppe d’acqua! bleahhh) ed entriamo nel mio mondo fatto di mici ciccioni morbidosi tutti da coccolare! Fra che non li ama alla follia si fa comunque intenerire un po’ e ne approfitta anche lui per ricevere e dare un po’ di ammmmore! (ero piegata in due quando gli hanno fatto mettere le ciabatte a forma di gatto!mi ha odiato parecchio in quel momento). Qui è tutto a forma di gatto, anche in bagno c’è oggettistica miciosa sparsa ovunque peccato che mezz’ora passi veramente in fretta (se non ricordo male il costo è di circa 10€ per mezz’ora compresa una bevanda). Spupazzo gli ultimi mici e passiamo tutto il pomeriggio per fare le ultime compere per noi andando a Shibuya ed Omotesando. Andando a Shibuya siccome dovevo ancora prendere una cosa per mio fratello di One Piece mi sono ricordata che c’è un negozio interamente dedicato al cartone, per chi fosse interessato si trova al Mugiwara store One piece allo Shibuya Parco che è un grosso centro commerciale a pochi passi dalla stazione di Shibuya di fronte all’Apple store.

6 OTTOBRE 2014

Questa mattina avremmo dovuto come da programma alzarci prestissimo per poter visitare lo Tsukiji market con la sua famosa asta dei tonni, ma appena svegli guardiamo l’orologio ed è tardissimo! Corriamo come pazzi, cerchiamo il mercato ma è tutto già finito! Visita sputtanata e non abbiamo più possibilità di rimiediare. Un po’rattristati decidiamo lo stesso di farci un giro giusto per farci un idea di come sia fatto questo mercato, notiamo che effettivamente è veramente enorme e c’è ancora un gran viavai di gente che finisce di pulire la propria postazione. Al di fuori del mercato ci sono tanti ristoranti che cucinano pesce freschissimo(ovviamente!) e Fra non ha potuto non assaggiarlo al volo, bisogna comunque girare un po’ perchè in genere sono quasi tutti pieni quelli subito fuori. Prendiamo la metro per Roppongi visto che ormai è l’ultimo quartiere che ci rimane da visitare, ma non ne sono rimasta proprio entusiasta, dicono sia più bello la sera per via della vasta scelta di locali per giovani. Sulle Roppongi hills si può ammirare il panorama circostante compresa la Tokyo tower ed è forse l’unica attrattiva degna di nota di questa zona. Sarà che siamo decisamente stanchi, sarà che la tristezza di partire si fa più viva ma non abbiamo più forze per continuare a girovagare a vuoto, anche se di cose da vedere ce ne sarebbero ancora a migliaia… quindi torniamo ad Asakusa per finire in tranquillità il nostro soggiorno nipponico. Verso sera inizia ciò che definisco la parte più triste di un viaggio, la fase finale, la preparazione delle valigie, mettere via tutti i ricordi fatti finora…è sempre così dannatamente triste cavolo!

7 OTTOBRE 2014

Ci alziamo presto, stiamo per dire addio a Tokyo ed al Giappone, sono triste, ma sono anche felice perchè non vedo l’ora di arrivare a casa a raccontare tutto ciò che ho vissuto finora, sono un po’ agitata come ad ogni partenza… intanto sul treno express per Narita lo schermo avvisa che ci saranno tantissimi ritardi e parecchie cancellazioni dovute al tifone dell’altro giorno e inizio a preoccuparmi, ma per fortuna una volta arrivati in aeroporto il nostro volo è preciso.

Saliamo sull’aereo e finisce un altro capitolo di viaggio…sarà un addio? Io non credo!

Autore e foto

Erika Rossi