Diario di Laura e Valerio: Summer in Japan

5 Agosto 2014

Partenza da Roma Fiumicino prevista per le 15:15, ce la prendiamo comoda, pranzetto all’italiana da Ciao e ci dirigiamo al gate 9, dove si iniziano a intravedere solo giapponesi. Io e Laura siamo tra i pochi occidentali.
Partenza con un ora e mezza di ritardo, volo molto tranquillo, assistenza del personale che lascia un po’ a desiderare (in fondo da Alitalia che vogliamo pretendere), arrivo a Tokyo “aereoporto di Narita” alle 11:40 ora locale quindi il giorno dopo rispetto a Roma.
Arrivati all’aereoporto di Tokyo, dobbiamo dire molto grande pulito ed organizzato, passaggio alla dogana con scanner e impronte digitali, bagage claim stra puntuale, praticamente 5 minuti dopo essere scesi dall’aereo e ci dirigiamo subito al terminal 1, al centro assistenza della JR per cambiare il nostro vaoucher nel Japan Rail Pass da 21 giorni, che ci permetterà di girare tutto il Giappone per lungo e largo attraverso la linea ferroviaria della JR.

Tokyo

Al box la signorina giapponese molto gentile ci da il nostro pass e ci riserva da subito il posto sul treno che ci porterà a Kyoto. Dall’aereoporto prendiamo il Narita Express che ci porterà a Tokyo, precisamente alla stazione Shinagawa, dopo ci aspetta l’appuntamento con il primo treno super veloce Shinkansen, che ci porterà verso la nostra prima tappa Kyoto.
Nell’attesa del Narita Express veniamo subito colpiti dall’efficenza e dalla civiltà di questo popolo, mi perdo il biglietto inavvertitamente e la signorina delle pulizie della stazione si preoccupa di capire e cercare a chi apparteneva, arrivato il treno ci fanno attendere qualche minuto mentre una squadra di pulizie per vagone sale con scopetta e aspirapolvere per pulire e riorganizzare i vagoni per i prossimi passeggeri, allucinante per noi… ancora più allucinante la puntualità nella partenza 13:14 minuti spaccata n’è un secondo più n’è uno meno…
Dopo 50 minuti sul Narita Express arriviamo alla stazione di Shinagawa ci dirigiamo spediti e sicuri al nostro binario dove partirà il treno per Kyoto visto che la signorina al box dell’aereoporto già ci aveva riservato il posto a sedere, ma veniamo colti dalla prima disavventura, poiché la puntualità dei treni ci disorienta, arrivati al nostro binario qualche minuto prima saliamo e sicuri di essere su quello giusto partiamo all’istante al che ci viene il dubbio considerando la loro puntualità “ne un secondo in più ne uno in meno” ci rendiamo conto che è il treno sbagliato o meglio la linea era quella giusta ma non la tratta…quindi al passaggio del controllore gli chiediamo cosa dobbiamo fare, lui in un inglese maccheronico peggio del mio cerca di spiegarcelo non ci capiamo molto bene però lui con gesti ci fa segno di seguirlo e ci fa scendere alla prima fermata e ci indica di prendere la coincidenza con quello che doveva essere il nostro treno, tutto ok treno Hikari preso e dopo 2 ore e 10 minuti arriviamo a Kyoto.
Arrivati litighiamo con le macchinette per fare i biglietti… Più che altro perché non c’era una scritta al di fuori del giapponese, prendiamo la metro, qualche piantine di Kyoto e dopo tre fermate arriviamo a destinazione con la linea Karasuma line e scendiamo alla fermata Karasuma-Oike a due passi dal nostro albergo “Hearton Hotel” ben posizionato e a due passi dai principali luoghi di interesse.
Doccia, camminatina nei dintorni dell’albergo per familiarizzare con il posto, ritorno in albergo stanchi morti con un po’ di sushi e gelato pronti per la nanna dopo praticamente 24 ore in piedi… A domani

7 Agosto 2014

Gli effetti del fuso si sono fatti sentire, svegli tutta la notte e tramortiti la mattina, così la nostra giornata inizia verso le 13, usciti dall’albergo ci dirigiamo a piedi verso il castello Nijo (600 yen), la residenza dello shogun poi divenuta una residenza dell’imperatore a Kyoto, i giardini sono spettacolari e ben curati un bel colpo d’occhio tutto il fossato pieno di carpe e tartarughe marine che circonda le mura del castello, abbiamo visitato all’interno la dimora dello shogun in tutte le sue sale, circa 33 stanze ma non abbiamo fatto in tempo a vedere la galleria con i dipinti originali poiché la chiusura è prevista per le 16:00 e poi eravamo troppo stanchi per continuare considerando il caldo atroce.
Ristorati da qualche bevanda e da un gelato comprato da Lawson ci siamo diretti sempre a piedi verso i giardini che circondano il palazzo imperiale, il palazzo si può vedere solo su prenotazione o in alcuni giorni quando viene aperto al pubblico, abbiamo fatto un bel giro completo dei giardini, dove all’interno si trovano centinaia di panchine, laghetti, qualche tempietto, diversi tipi di alberi, ma la prevalenza e di pini giapponesi e ciliegi e delle aeree sportive per i ragazzi dove si può praticare baseball e tennis.
Completato il giro prima dell’imbrunire, ci siamo fermati sempre all’interno dei giardini in una zona ristoro con tavoli e vending machine, ci siamo accomodati e consumato il nostro pasto takeaway preso per strada, al calar del sole (in giappone in agosto fa notte circa un ora prima dell’Italia più o meno le 19:00) ci siamo incamminati verso il nostro albergo.
Oggi abbiamo girato tutto a piedi perché i posti da vedere erano nelle vicinanze del nostro albergo circa un paio di isolati (si isolati perché Kyoto è una città molto moderna sullo stile delle città americane come pianta), domani ci spostiamo nella parte est della città e faremo conoscenza con i raku bus che ci porteranno direttamente davanti i rispettivi templi che vorremo visitare. A domani

8 Agosto 2014

Nonostante il fuso si faccia ancora sentire,(un’altra nottata in bianco) ci sforziamo di svegliarci presto ed affrontare la nostra seconda giornata. Il programma di oggi prevedeva la zona est di Kyoto, prendiamo la nostra metro a Karasuma-Oike e scendiamo giù fino alla stazione di Kyoto dove si trova il capolinea degli autobus, oggi faremo conoscenza con i famosi raku bus, gli autobus di Kyoto fatti appositamente per visitare alcuni luoghi d’interesse, sono divisi per zone e sono tre il n. 100(rosa/rosso), il n.101 (verde) e il n. 102 (giallp). Per la zona dove vogliamo andare noi, e cioè la parte di Higashiyama, prendiamo il raku bus n.100, nonostante sia un orario più che accettabile, 9:20 circa, troviamo una fila interminabile e quindi capiamo che per le prossime volte dovremo fare ancora prima. Il caldo è già insopportabile di prima mattina, la fila scorre abbastanza velocemente vista la frequenza dei bus, accalcati come sulla metro di Roma nell’ora di punta, saliamo finalmente sul bus, ci rendiamo conto che tutti avevano il one day pass da 500 yen fatto alle macchinette automatiche prima di salire, noi preoccupati di capire come riuscire ad arrivare alla porta di uscita vicino il conducente dove si paga il biglietto, ci salta la nostra fermata per il primo tempio (Sanjusangen-do), così seguiamo la massa e scendiamo dopo due fermate al più famoso tempio (Kiyomizu-dera patrimonio UNESCO, 300 yen a persona), una parte del quale è in restauro sigh… Ma comunque la sala principale che è aperta è una meravigliosa sorpresa. Sembra essere sospesi sul monte, poi abbiamo percorso i vari sentieri per arrivare al Kodaiji Temple.
Il percorso è caratterizzato da quelle che un tempo erano le vecchie locande per i pellegrini ieri come oggi (prettamente negozi di souvenirs di ottima fattura, non molte cineserie) fatto qualche acquisito strada facendo siamo arrivati al Kodaiji Temple (600 yen), sede delle spoglie mortali di Toyotomi Hideyoshi. Splendido il bosco di bambù all’interno e i giardini, ne è valsa la pena. Infine nei pressi del Maruyama Park abbiamo ammirato l’enorme portale del Chionin Temple (ingresso gratuito) famoso per la campana di bronzo, tra le più grandi del Giappone, che non abbiamo fatto in tempo a vederla perché ha iniziato a piovere, purtroppo la sala principale era chiusa per restauro e ci siamo accontentati della splendida sala del Buddha, dove abbiamo assistito a una preghiera buddista, purtroppo causa le chiusure della maggior parte dei templi fissata alle 16:00, non abbiamo fatto in tempo a vedere il Yasaka-jinja, sempre all’interno del Maruyama Park, vedremo se riusciremo a recuperare.
tanchi morti dal caldo afoso della mattina e dalla pioggia del pomeriggio, torniamo in albergo procurandoci la nostra solita cena al Fresco Market (consigliato), prodotti giapponesi freschi e ottimo rapporto qualità prezzo, vedremo se da domani riusciremo ad assestarci con il fuso ed uscire anche un po’ la sera… A domani

9 Agosto 2014

Anche stanotte in bianco. Riposati un paio d’ore e alle 8 pronti per partire, ma dalle finestre della camera vediamo che piove a dirotto e siamo costretti a cambiare il programma della giornata che prevedeva la parte a sud della stazione di Kyoto, quindi ci prendiamo ancora qualche ora di riposo e alle 10:30 usciamo alla volta della stazione di Kyoto. Decidiamo di scoprire questo spazio avveneristico e giriamo instancabilmente tra gli innumerevoli corridoi di un centro commerciale di 11 piani che ingloba la stazione, totalmente disorientati dalle dimensioni di questo posto, cominciamo a girovagare alla buona (mentre fuori continua il diluvio), i negozi sono infiniti e c’è di tutto, il tutto raccordato con le uscite dei treni della JR, della metropolitana e dei diversi capolinea degli autobus
Scegliamo un posto per fare colazione all’italiana in un catena francese e i giapponesi non sembrano disdirli… poi decidiamo di partire dall’11 piano a scendere per cercare di avere una visione completa, l’ultimo piano lo consigliano per ammirare il panorama sulla città di Kyoto e la struttura ultramoderna in acciaio e vetro della stazione, ma l’incessante pioggia ci consente di apprezzare solo l’architettura dell’intero complesso, perché fuori non si vede nulla, all’undicesimo piano ci sono un’infinità di ristoranti invitanti con vari menu, comunque tutti prettamente giapponesi ad eccezione di un ristorante italiano che fa pasta e pizza, ma come sempre quando ci troviamo all’estero noi evitiamo di provare la cucina nostrana…
Con la promessa di ritornarci un giorno a pranzo scendiamo man mano i vari piani del complesso fino ad arrivare a due livelli sottoterra dove scopriamo un altro centro commerciale nel centro commerciale e la cosa che ci colpisce di più è il supermercato, una vera gioia per il palato e per gli occhi. Più che un supermercato è un mercato nel supermercato con banchi di miriadi di cose da mangiare per tutti i gusti, tutto già cucinato e pronto da portare via nei loro famosi “bento”, dal sushi al sashimi, carne, fritti, verdure, involtini, insalate di tutto e di più, ci facciamo una scorta per il pranzo e proviamo a mettere il naso di fuori per testare le condizioni climatiche.
Il tempo è migliorato e ci dirigiamo a piedi verso uno dei templi che era in programma, il Sanjusangendo (ingresso 600 yen) famoso per le 1001 statue della dea Kannon, uno spettacolo, consigliamo vivamente di andarci perché è un tempio non molto pubblicizzato ma ne vale la pena vederlo. Rimasti al tempio fino alla chiusura, ritorniamo verso la stazione dove riprenderemo la metro per tornare il albergo, ma arrivati in stazione ritorniamo al nostro market scoperto di mattina per comprare qualcosa per la cena e veniamo colpiti da una piacevole sorpresa, prima della chiusura iniziano degli sconti come nei migliori mercati che si rispettano, per vendere tutto il rimanente, cibo scontato anche della metà e scopriamo un lato umano dei giapponesi “nel senso della non solita compostezza” nel trattare, inizia un chiacchierio all’ultimo respiro per accapararsi i clienti e vendere i loro prodotti, un vero e proprio mercato…
Quello che dicono purtroppo non ci è dato sapere, però dai gesti e dagli atteggiamenti e il classico mercanteggiare che siamo abituati a vedere nei nostri mercati rionali, soddisfatti dei nostri acquisti ce ne torniamo sotto la pioggia in albergo con la nostra cena sushi, sashimi e involtini al vapore per la modica cifra di 1900 yen ovvero circa 14€, niente male no…. A domani.

10 Agosto 2014

La mattinata si presenta alquanto problematica per due motivi, lo smaltimento del fuso che tarda ad arrivare e la pioggia che cade a dirotto già dalle prime ore della mattina. Il programma di oggi prevedeva 4 templi nella parte nord ovest di Kyoto, tra cui il famoso Kinkakuji, il padiglione d oro.
Prendiamo la metro sulla nostra Karasuma line ma a differenza delle altre mattina ci dirigiamo dalla parte opposta della stazione di Kyoto e cioè verso nord e precisamente scendiamo alla fermata Kitaoji (stavolta 260 yen anziché 210) dove c’è un capolinea degli autobus che ci permette di prendere il 101 che fa tre fermate delle 4 tappe che ci siamo prefissati. Scendiamo dopo tre fermate alla nostra prima tappa, il Daitokuji Temple, un santuario buddista famoso per avere al suo interno splendidi giardini di pietra.
La pioggia inizia a farsi sempre più incessante, però andiamo avanti lo stesso ed entriamo dentro il primo templio,considerate che il santuario comprende una dozzina di templi ma non tutti sono aperti al pubblico, in ordine il Zuihoin,Kotoin,Ryogenin e il Daisenin ( prezzo medio ciascuno 400 yen),praticamente facciamo tutti quelli aperti,in un atmosfera da Blade Runner terminiamo il giro verso le 14:00 bagnati zuppi come pulcini da non riuscire più a camminare tanto e l acqua nei piedi e nelle scarpe, nonostante muniti di ombrello e kiway ne ha buttata giù veramente troppa e ci troviamo costretti a ritornare in albergo per un pit stop,infreddoliti ed esausti dalla pioggia ci fifocilliamo un po è visto ormai l orario le 17:30 ci dirigiamo verso un po’ di movida di Kyoto tra Karawamachi dori dori e Karasuma dori,visitiamo un paio di centri commerciali il Daimaru e il Takashima-ya E un paio di vie dello shopping come shijio dori e Kawaramachi dori,Arrivati all orario di cena sondiamo il territorio nei piani alti dei centri commerciali dove abbiamo scoperto che è proprio una loro abitudine creare delle vere e proprie …….restaurant………..,ma rimasti affascinanti dal restaurant …… Della stazione di Kyoto non ci colpisce nulla e decidiamo di trovarci un posticino per strada,dopo qualche avvistamento di alcune vetrine interessanti ce ne colpisce una in particolare dove c’è una fila dentro davanti la cassa ,le scritte sono tutte praticamente in giapponese e cosa ancora più confortante sono tutti loro non c’è uno straniero nemmeno a pagarlo oro,ci buttiamo e decidiamo di provare anche rendendosi conto di non riuscire a capire nemmeno come si prenota,mi accingo ad entrare e provare a fare qualcosa al computerino all entrata per le prenotazioni ma aime navigo nel totale buoi vado a intuito su simboli che mi ispirano di più non sapendo assolutamente cosa sto facendo,una ragazza dietro di me molto gentilmente spiccica due parole d inglese e mi indica quale il tasto per prenotare e quale quello per indicare il numero delle persone,riuscito nell impresa prendo il nostro bigliettino di prenotazione dove si capisce solo il numero e ci mettiamo in attesa, la tipa alla cassa mano mano che qualcuno paga ed esce inzia a ci cin ciliare qualcosa immaginiamo chiami i tavoli in ordine di prenotazione,poi ci accorgiamo che sul display della cassa almeno i numeri dei tavoli che devono entrare riusciamo a decifrarli… Aspettiamo il nostro turno ed ci mettiamo seduti al Kaiten con una marea di sushi che ci passano davanti,prezzo fisso 130 yen a piattino,poi con un sistema divertentissimo ogni postazione ha un computerino dove si possono ordinare tante altre prelibatezze,bevande di ogni tipo e dolci( fortunatamente c’è anche l inglese ….) oltre a diversi piattini nel Kaiten ci divertiamo a prenotare attraverso il computerino ..inizialmente ci guardiamo intorno in attesa che arrivi la cameriera da un momento all altro,ma poi all improvviso il nostro computerino emette un segnale di avviso e contemporaneamente vediamo in lontananza sul rullo arrivare quanto ordinato.. Geniale.. Finito di mangiare sempre attraverso il nostro famoso computerino si spinge un tasto arriva la cameriera e si elabora il conto,fighissimo il massimo dell efficenza,pagato il conto siamo tornati in albergo facendoci un ultima passeggiata per Shijo-dori. A domani

11 Agosto 2014

Questa mattina cerchiamo di rispettare il nostro programma e grazie al tempo, che sembra migliorato, andiamo in direzione della zona di Arashiyama. Prendiamo la nostra solita metro e scendiamo alla stazione di Kyoto, qui prendiamo la linea Sagano della JR, che abbiamo compresa nel nostro pass, e dopo circa 15 minuti arriviamo alla stazione Saga Arashyama. Dopo aver ritirato la mappa del posto, appena usciti dalla stazione ci siamo recati al tempio più famoso del posto, perché è una località che ne comprende veramente tanti, il primo tempio Tenryugi Temple, patrimonio dell’umanità dal 1994, completamente ricostruito in epoca moderna a causa di un incendio.
Poi abbiamo attraversato la famosa foresta di bamboo, dove la delusione è stata alta perché ci aspettavamo un luogo di pace e belleza mentre la realtà è una strada stretta e corta straffollata di turisti da ogni dove, abbiamo quindi continuato il nostro itinerario alla scoperta dei templi meno noti dell’area, immersi tra boschi di cedri, bamboo e ciliegi in ordine Jojakkoji Temple, Nison-in Temple, Takiguchidera Temple, Giouji Temple. Ne avremmo voluti vedere anche altri ma la giornata volgeva al termine ed eravamo anche abbastanza stanchi
Non poteva mancare un po’ di shopping tra i negozietti del posto, alla ricerca del souvenir più originale. Al ritorno dal Giouji Temple un leggero languorino ci ha condotto in una locanda del posto, semplice ma accogliente. Abbiamo preso soba e udon freddi, davvero appetitosi. Saziati con poco e salutati con il solito garbo giapponese, abbiamo ripreso il nostro cammino. Prima di tornare alla stazione, abbiamo seguito le indicazioni verso il Togetsukyo Bridge, dove alla fine, per chi fosse interessato, si trova il parco delle scimmie.
Ripreso il nostro treno di ritorno e abituale tappa alla Kyoto Station per procurarci la cena, ci siamo trascinati stanchi morti all’albergo verso le 20:00. A domani.

12 Agosto 2014

Finalmente una Gionata non piovosa e decidiamo di andare fuori Kyoto verso Nara. Prendiamo la JR Nara Line, che in poco meno di un’ora ci porta direttamente a Nara. Saliti sul treno, sembra di essere su una frecciarossa Roma/Milano, si fa fatica a trovare un giapponese o un orientale a casa loro, dal centro al nord c’è mezza Italia al di la della lingua li riconosciamo subito dai soliti comportamenti nostri classici…
Arrivati in stazione lasciamo scemare il teatrino dell’italianità tutta e ci gustiamo una gustosa colazione dal familiare “vie de france” già sperimentato (treccia fritta per me e girella alla cannella per Laura, più due darjeeling) pronti per iniziare la nostra nuova avventura. Vado al centro informazioni e con il mio inglese maccheronico chiedo una mappa della città e vengo subito scoperto con un “Where are you from Italy???”
A piedi iniziamo il nostro tragitto nel cuore della prima capitale del Giappone, il nostro primo tempio Kokufuji Temple. Ci colpiscono subito i cervi che scorrazzano liberamente tra i turisti in cerca dei famosi biscottini venduti ovunque al prezzo politico di 150 yen, per principio non li acquistiamo per non entrare nel cliché del turista classico e andiamo oltre alla scoperta del santuario.
Ci colpisce subito la pagoda a 5 piani, la seconda più alta del Giappone. Entriamo nel tempio est del Santuario e ad accoglierci il grande Daibutsu del 15° secolo in legno dorato, accompagnato da Bodysattva e guardiani dello spazio (siamo così dettagliati perché non ci è permesso fare foto all’interno dei templi..sigh). Decidiamo di visitare anche l’adiacente museo che conserva al suo interno gruppi statuari del santuario ovest, andato completamente distrutto.
Il museo è piccolo ma prezioso, all’altezza delle aspettative. Al termine dell’esposizione, un video con ricostruzione in 3D quasi ci commuove, manca solo Alberto Angela che con il suo gesticolare ci illustra le fasi storiche del tempio. Usciamo e dei tanti italiani nemmeno più l’ombra, li abbiamo seminati… Proseguiamo per il Todaiji ma sfociamo nel Kasuga Taisha, santuario scintoista dal bel color vermiglio. 3000 lanterne lo rendono unico nel suo genere.
Finalmente ci incamminiamo verso il Todaiji, invasi da bancarelle, cervi irruenti e affamati, ma la statua in bronzo dorato più alta del Giappone del grande Buddha ci ripaga di tutte le fatiche. L’edificio è incommensurabilmente grande, ad accoglierci le statue dei due guardiani dello spazio minacciosi e solenni, uno spettacolo. Peccato la gran folla… come ultimo sforzo decidiamo di visitare un tempio minore all’interno del santuario Nigatsudo, abbarbicato sulla collina, una vera sorpresa, stanchi ma felici ritorniamo verso la stazione non prima di aver gustato un muse del nostro viaggio “cono gelato al the verde”.
Arrivati in stazione ci gettiamo nel nostro supermercato di fiducia, reparto espresso e ci accaparriamo degli ottimi spiedini di carne di vario genere, accompagnati da ravioli e riso, gnamm gnamm… A domani

13 Agosto 2014

Stamattina era prevista la gita al castello di Himeji, ma non abbiamo fatto in tempo a prenotare il posto sullo Shinkansen, poiché siamo arrivati con poco anticipo alla stazione, quindi abbiamo cambiato il nostro programma per iniziare un nuovo tour per i templi mancanti di Kyoto, per giunta tra i più famosi. Laura mi ha voluto portare al Nanzenjin Temple per ammirare un insolito acquedotto dell’era Meiji, non certo un acquedotto romano ma comunque interessante. Laura è salita sul portale d’ingresso del tempio per fotografare Kyoto dall’alto, un insolito ingresso per un paesaggio mozzafiato.
Tornando sui nostri passi percorriamo il tanto declamato sentiero dei filosofi che costeggia un canale della città avvolto da numerosi ciliegi purtroppo non in fiore, il caldo è allucinante, ma ci rinfreschiamo grazie ai tanti distributori automatici disseminati come funghi per la città. Ci avvolge la pace tra queste basse e graziose casette che affacciano sul sentiero, interrotta dal cicaleccio delle cicale assordanti. Arriviamo infine al Ginkakugi Temple, il noto padiglione d’argento, circondato da splendidi giardini in stile giapponese, in verità il padiglione d’argento è molto deludente…
Ma ci rifacciamo gli occhi con le bellezze dei giardini, purtroppo sono infestati dalla folla dei turisti ed è pressoché impossibile godersi il panorama. Sfruttiamo il nostro one day pass e prendiamo l’autobus per la nostra nuova meta il Kinkakugi Temple, il padiglione d’oro, qui la folla è ancora più numerosa, siamo costretti a muoverci per l’itinerario obbligato in fila indiana. Il tempio è uno spettacolo, ma riusciamo appena a dedicargli qualche foto e ripresa libera prima di rischiare di essere falciati, situazione invivibile, inizia pure a piovigginare… panico…
Ci rifacciamo con i negozi di souvenir e con l’aria condizionata altissima e imbacuccati entriamo sperando di respirare un po’, anche oggi abbiamo fatto la nostra buona scorta di souvenir. Ci rechiamo sempre con l’autobus al Rioanji Temple il famoso Rock Garden, anche qui nonostante la pioggia folla numerosa… non ci resta che rassegnarci e seguire il flusso delle persone, ci togliamo diligentemente le scarpe per entrate nel templio come del resto tutti i santuari in Giappone, ma rimaniamo fortemente delusi dal giardino che ci aspettavano qualcosa di più, il Fatokuji qualche giorno prima ci aveva regalato più piccoli ma più originali giardini zen.
Usciamo dopo aver fatto le ultime foto al laghetto interno al templio e ritornando in albergo con l’autobus passiamo davanti al portale d’ingresso del Ninanji, maestoso e imponente con i due soliti guardiani dello spazio all’ingresso. Tornati in albergo, doccia, relax e di nuovo in strada alla volta del quartiere Gion e della rinomata via Pontocho, non ci siamo lasciati abbindolare dai locali turistici che in questa zona sono a migliaia e decidiamo quindi di tornare al nostro kaiten sushi dell’altra sera, che tra l’altro si trova a due passi da li. Soddisfatti come la prima sera ci siamo rimpinzati di sushi a volontà spendendo un totale di 25€ in due, compresi dolce e bevande, roba da non crederci…
Satolli abbiamo preso la via del ritorno a piedi tentando di differire rinunciando all’autobus…. Centro di Kyoto ormai ti abbiamo in pugno.. A domani…

Kinkakuji – Kyoto

14 Agosto 2014

Stamattina rispettiamo il nostro programma e ci dirigiamo nella cittadina di Himeji, un’ora di treno da Kyoto Prendiamo il nostro Hikari Shinkansen con il posto riservato (tramite il Japan Rail Pass). Purtroppo partiamo con il cattivo tempo e all’avvicinarsi dell’arrivo inizia a piovere. Questo non ci spaventa, acquistiamo subito vicino alla stazione il biglietto combinato bus più funivia al monte Shosha, un santo vecchietto al punto informazioni ci consiglia di procedere prima con l’escursione al monte e nel pomeriggio quella del castello di Himeji, vera grande attrazione della città.
Prendiamo l’autobus così come da copione e scendiamo al capolinea dove ci aspetta una puntualissima funivia (tutto liscio come l’olio così come non ci era capitato mai in nessun viaggio, allora la perfezione esiste…) arriviamo sul monte Shosha dove si trova l’Engyoji Temple in cima alla montagna, come già sapevamo la gentilissima signora alla biglietteria ci consegna la mappa del percorso tra i boschi e ci dice che qui è stato girato il film l’ultimo dei samurai, il tempio più bello che ci colpisce è il Maniden, proseguiamo fino al luogo più sacro del templio dove si trovano i tre principali edifici del monastero, legati alla preghiera, alla meditazione e al soggiorno dei monaci. Sono davvero maestosi ed è su questa piazza che racchiude questi tre templi che è stato girato il film, fino a raggiungere il Kaizando hall luogo dove è seppellito il fondatore del monastero.br> Stanchi ma felici imbocchiamo la via del ritorno per raggiungere il castello più famoso del Giappone, la giornata si è aperta completamente come non abbiamo mai visto in questi giorni, il caldo si sopporta leggermente di più e ci accingiamo ad entrare nel castello che fortunatamente hanno liberato da poco dalle impalcature, purtroppo non è ancora accessibile la torre principale, un altro buon motivo per tornare dopo marzo 2015, data prevista per la riapertura. Il castello con i suoi giardini e le sue tre cinte murarie è meraviglioso e sembra di carta pesta, ci permettono di visitare un passaggio coperto e delle sale all’interno della cinta muraria. Restiamo contenti lo stesso, le foto realizzate sono comunque una bella conquista. Di ritorno a piedi alla stazione la stanchezza si impossessa di noi, riprendiamo il nostro Shinkansen alle 18:01 in punto e schiacciamo una piccola pennichella. In albergo doccia veloce e subito in giro per mangiare un boccone, incappiamo quasi subito in una trattoria tipica improbabile, il ragazzo che ci serve è simpatico e gentile, il classico ragazzotto giapponese moderno un po’ cicciotto, il suo inglese improbabile ma riusciamo a capirci lo stesso attraverso l’unico menù fatto di immagini. Ordiniamo spiedini misti (il piatto forte della casa) avvolti da una nuvola di fumo (nel locale fumavano tutti, pure il sigaro, per fortuna erano solo in 5…)
Dopo una lunga attesa gustiamo queste prelibatezze e usciamo immediatamente prima di morire asfissiati, ritorniamo quindi in albergo ormai sfiniti e affumicati. A domani

Castello di Himeji

15 Agosto 2014

E’ il nostro ultimo giorno a Kyoto sigh… Decidiamo di visitare alcuni templi che ci interessano intorno alla stazione. Il primo è il Nishi Onanji, rimaniamo colpiti dalle due sale principale, quella dedicata ad Amida Buddha e quella del fondatore della setta… Sono ambienti enormi affollati di persone in preghiera, si respira un’aria di profonda spiritualità. La chicca, uno dei portali del complesso che fotografiamo in abbondanza. Nei pressi il museo civico di Kyoto che espone una piccola ma pregevole collezione di opere legate al buddismo dalle sue origini in India sino al Giappone, Laura non si lascia sfuggire l’occasione e io l’aspetto nei salottini con l’aria condizionata.
Per ora di pranzo ci siamo spostati nei pressi di uno dei centri commerciali della stazione, perché non abbiamo trovato nella mattinata i posti riservati per il ritorno Hiroshima Tokyo del giorno successivo, quindi bisognosi di una wi-fi ci siamo recati in un locale per cambiare il nostro itinerario in corsa. Rimediato un pernottamento ad Hiroshima e scalato un giorno a Tokyo. Nel pomeriggio ci siamo recati grazie alla Nara JR line al tempio dai molti tori rossi Inari Shrine, rimaniamo sorpresi dalla moltitudine di persone e scopriamo con meraviglia che il sito è stao dichiarato da Tripadvisor il tempio più visitato del Giappone nel 2014. Capiamo bene il perché, percorriamo le aule principali dedicate ad Inari, la dea del riso dietro le quali si trovano una moltitudine di torii rossi, che formano una galleria la quale conduce al monte Inari sacro alla dea.
Li percorriamo fino a metà percorso con la lingua di fuori in mezzo a turisti di ogni dove e ai soliti italiani. Tornati alla stazione ci dirigiamo a piedi verso la nostra ultima meta, al Toji Temple la pagoda più alta del Giappone, abbiamo scoperto che le indicazioni non sono veritiere 10 minuti loro corrispondono minimo al doppio, arriviamo quindi al tempio già chiuso ma è possibile entrare all’interno del recinto dove bancarelle e festoni ci accolgono in un’atmosfera nuova, sullo sfondo al tramonto si erge la grande pagoda suggestiva con le luci della sera, le foto sono numerose.
Torniamo in albergo per una doccia veloce sfruttando il nostro pass giornaliero per la metro e andiamo a mangiare un boccone alla stazione nei localini scoperti all’ultimo piano di uno dei centri commerciali della stazione, assaggiamo finalmente il famoso Okonomiyaki e il Teppanyaki, squisiti entrambi, alla fine prendiamo un gelatino in stazione, in una delle rare gelaterie e purtroppo rimaniamo delusi… il gelato con i muse mellows non si può accettare….. Tornati in albergo prepariamo i bagagli per lasciare purtroppo Kyoto alla volta di Miyajima (GRAZIE A QUESTA SPLENDIDA CITTÀ E ALLE EMOZIONI CHE CI HA FATTO PROVARE).

Torii santuario Itsukushima – Miyajima

16 Agosto 2014

Levataccia stamattina per il treno alle 8:23 per Hiroshima, lasciamo Kyoto a malincuore, sicuri presto di ritornare. Arrivati a Hiroshima prendiamo il treno locale della Sanyo line che ci conduce alla stazione di Mijajima Guchi, per prendere il traghetto sempre della JR per l’isola di Mijajima, in appena 10 minuti arriviamo, ma l’impatto non è dei migliori, fa caldo, l’isola è straffollata dai turisti, facciamo l’errore di non prendere il taxi per il nostro Ryokan e ci giriamo tutta l’isola a piedi sotto il sole all’ora di pranzo, con le valigie per cercare l’alloggio. Dopo varie peripezie arriviamo a destinazione. Lasciamo i bagagli e iniziamo a girovagare per l’isola, siamo stanchi morti ed accaldati mangiamo delle cosiddette specialità del luogo a forma di spiedino a base di polpa di granchio che ci rovina il pranzo, cerchiamo di rifarci con i dolcetti tipici dell’isola a forma di foglia di cedro ripieni di varie farce che riconducono sempre al sapore di red bean… il nostro incubo… i cervi che pascolano liberi nell’isola, perché considerati messaggeri degli dei ci inseguono senza sosta alla ricerca di cibo, non permettendoci di riposare lungo il mare. Ci rechiamo in uno dei templi più belli dell’isola, costruito alla fine del 1500, rimasto incompiuto. Sul soffitto sono evidenti le travature non coperte.
Dopo diverse foto decidiamo di riposare un po’ in questo luogo ameno, tira un bel venticello e la brezza marina arriva sin qui, ci addormentiamo seduti alle colonne esterne del tempio immenso al sapore del legno. Prima di recarci in albergo non possiamo non visitare il tempio Itsukushima, praticamente un insieme di corridoi che collegano padiglioni su palafitte sospesi sull’acqua. L’effetto scenografico è strabiliante, sullo sfondo il ben noto torii rosso vermiglio simbolo dell’isola. Soddisfatti ci rechiamo al nostro ryokan, la camera è in puro stile giapponese, tatami e futon, indossiamo le nostre leggere yukata e ci rechiamo al nostro primo Onsen insieme. Dopo una breve attesa infine decidiamo di farci solo la doccia senza immergersi nelle vasche già, precedentemente occupate da altri ospiti, troppa fatica per svuotarle e riempirle di nuovo. Ci prepariamo alla nostra cena tradizionale giapponese. Arriviamo e il nostro antipasto è già in tavola, difficile capire cosa mangiamo di volta in volta in quanto ci viene spiegato in giapponese ma è tutto buonissimo, dall’antipasto al dolce. C’è un signore di una certa età in cucina che vediamo e sentiamo preparare con maestria i nostri manicaretti, la cucina è piccola ma efficiente, sono solo 5 tavoli all’interno e 5 le coppie insieme a noi che gustano questi deliziosi piatti in intimità ed armonia, sembra di essere in un cartone animato giapponese, così come del resto quasi tutta la realtà che ci circonda in questo paese dalle mille scoperte.
La nostra giornata è terminata con una passeggiata serale lungo la spiaggia al chiaro delle lanterne accese e del torii rosso illuminato, in secca in verità, un’atmosfera da sogno.

A-Bomb Dome – Hiroshima

17 Agosto 2014

Ci alziamo presto per gustare un abbondante colazione, Laura in stile giapponese ed io occidentale, le portate sono numerose per entrambi, degne di un pranzo, satolli lasciamo le valigie in albergo e ci rechiamo in visita degli ultimi monumenti, lo Shonin Temple, il parco e la pagoda. Riprendiamo la strada per il ryokan mentre l’isola si sta riaffollando. Ritiriamo i bagagli e non commettiamo l’errore del giorno prima facendoci chiamare un taxi che ci porti al porticciolo. Ci imbarchiamo velocemente e partiamo puntuali come al solito per il ritorno a Hiroshima, lasciamo i bagagli in albergo e grazie all’informazione di un vigile gentilissimo, arriviamo al nostro sightseeing bus compreso nel JR, che fa un giro della città con fermate ai più importanti punti d’interesse.
Arriviamo al capolinea del Memorial Museum di Hiroshima e ci apprestiamo a visitare il museo all’interno del parco della pace. Il museo è gremito di persone che non ci permettono di concentrarci appieno sulla ricostruzione della storia su uno degli eventi più drammatici dell’umanità, il lancio della bomba atomica, è un museo che tutti dovrebbero vedere, ben fatto, puntuale nelle informazioni, ampi spazi e interessanti ricostruzioni, con video, documenti ed oggetti reali, ci sono proprio tutte le fasi del racconto, la folla a volte maleducata non ci permette fino in fondo di concentrarci per apprendere fino in fondo quello che realmente è accaduto, ma lo fanno per noi le immagini le testimonianze.
Usciamo profondamente colpiti al cuore e la nostra riflessione continua anche fuori nel parco che abbiamo visto in tv tante volte il giorno della ricorrenza, trasmette davvero un senso di pace, il profumo degli alberi e il cielo blu, insolito in questo nostro viaggio. Ci portano dritti al cenotafio, il luogo simbolo del parco, per tutti i caduti e le ceneri dei defunti al ricordo di chi possa riposare in pace per non dimenticare di cosa sia capace la brutalità umana. Giungiamo a piedi all’A-Bomb Dome, l’edificio che vediamo su tutti i libri di stroria, voluto come unico superstite di una città totalmente distrutta, oggi è per noi il giorno della riflessione.. Torniamo stremati in albergo dopo una veloce doccia e andiamo a cena.
Dopo due settimane di viaggio prendiamo la nostra prima sola, in un ambiente ambiguo e desolato il cibo è poco e scadente e la bastonata rispetto al nostro target precedente arriva subito. Ci consoliamo con un misero McFlarry di McDonald e ce ne andiamo al letto.

18 Agosto 2014

Usciamo presto dall’albergo, siamo in perfetto orario, approfittiamo per fare colazione in una pasticcieria danese. Qui le pasticcerie danesi e francesi vanno molto di moda, per intenderci bei dolci burrosi, ma ci vogliono per iniziare una giornata impegnativa. Prendiamo il nostro Shinkansen per Tokyo in perfetto orario come sempre… 8:48 spaccate, direzione Shin-Osaka e poi per Tokyo, arriviamo puntualissimi alle 13:40 come previsto, oltre 900 km senza accorgersene, prendiamo la Yamanote line come da programma e scendiamo a Niporri nei pressi del quartiere di Ueno. L’albergo è vicinissimo alla farmata, da fuori sembra una bellissima struttura così come la hall, al momento del check-in però la nostra carta di credito sembra aver dei problemi, usciamo dall’albergo lasciando le valige in cerca di una banca per prelevare contanti, purtroppo le banche che troviamo non sono abilitate per carte o bancomat non giapponesi, proviamo con un ufficio postale, del tipo l’arte zen di lavorare in un ufficio postale, piccolo tutti in fila precisi e in ordine, senza lamentarsi della lentezza dei dipendenti. A noi abituati alle urla solite degli utenti nei nostri uffici postali sempre gremiti di persone e veri gironi danteschi, ci sembrava un’atmosfera surreale, aspettiamo il nostro turno e la signorina viene con noi al ATM esterno saltando letteralmente il banco della postazione per venirci in aiuto.
Film fantascienza parte seconda, dopo vari tentativi falliti al bancomat, riusciamo finalmente a prelevare quel poco di contanti, ma non la somma che ci occorre per saldare l’albergo. Siamo furibondi, dopo più di mezz’ora di peripezie torniamo in albergo e in inglese con tono perentorio spieghiamo di riprovare a riutilizzare le nostre carte, miracolosamente esce la ricevuta dal pos e la situazione sembra risolata, anche se l’albergo comincia a non piacerci più, ci ha fatto perdere del tempo, ci sistemiamo nella stanza piccola in vero come lo standard giapponese ma ci accontentiamo ed usciamo allo scoperta di Ueno. In particolare cerchiamo un Kaiten sushi che abbiamo trovato su internet, dopo molto girovagare e molto chiedere una ragazza molto gentile, ma non parlante una parola d’inglese, ci accompagna personalmente davanti al locale in questione e salutando un’amica con cui si girava intrattenendo, film di fantascienza parte tre.
Siamo gli unici occidentali all’interno del Kaiten, l’ambiente è una sala medio grande con i cuochi che in uno spazio quadrato al centro preparano a tempo di record bocconcini di sushi, tutto intorno il classico nastro che scorre con gli innumerevoli piattini per le diverse scelte, panchetti stretti e numerosi intorno al banco che affaccia sul nastro, la qualità del pesce è freschissima e il posto potrebbe essere equiparato ad una nostra trattoria di quartiere, (abbuffata di sushi).
Torniamo in albergo e programmiamo la giornata di domani.

19 Agosto 2014

Decidiamo di andare a visitare lo zoo di Ueno, famoso sopratutto per il suo panda gigante, in realtà i panda sono due, ma il nostro primo incontro è deludente, dormono come fachiri, andiamo alla scoperta di altri animali asiatici, la tigre di Sumatra e il leone che ci ha dimostrato di essere davvero il re della foresta con tre ruggiti potenti che ci hanno impressionato, ma l’incontro più toccante è stato con i gorilla, in particolare con uno di loro, i suoi occhi erano così vicino ai nostri e il suo fiato ovattava il vetro che ci separava tra due mondi così diversi, ci ha fatto tanta tenerezza e tristezza. Tra il caldo, il gelato al mango, uccelli, scimmie di varie provenienza, la nostra mattinata è passata veloce, ancora due passi per il parco di Ueno usciti dallo zoo e ci dirigiamo nel quartiere di Asakusa, la meta è lo Shonin Jinja, il più antico tempio di Tokyo, in vero oggi ricostruito, dopo il portale d’ingresso entriamo nella caratteristica stradina di Nakamise Dori, costeggiate da botteghe di souvenir di tutti i tipi e generi. La stradina è affollatissima ma riusciamo a raggiungere il torii d’ingresso al tempio con i due soliti guardiani ai due lati, a lato dell’edificio principale dedicato a Kannon sorge la pagoda a 5 piani, il tempio è molto venerato, la sala è piena zeppa di gente in preghiera, ma della statua di Kannon nemmeno l’ombra.
A questo punto decidiamo di raggiungere il Sumida Park che costeggia il fiume omonimo e li ci riposiamo. L’atmosfera è così bella, aiuole pulite e ben tenute, piste ciclabili, panchine pulite, nessuna scritta e cartaccia, il tutto in un fazzoletto di spazio lungo gli argini del fiume.
Di fronte a noi sorge imponente la nuova maestosa torre di tokyo la Sky Tree Tower, tra le più  alte del mondo, terminata meno di due anni fa. Accanto sorge un nuovo centro commerciale con visuale diretta sulla torre e vicino ancora un edificio non ben identificato che somiglia ad una costruzione aliena, pensiamo sia il planetario, indagheremo meglio…
Torniamo a piedi in albergo imboccando la Kappabashi dori, la via delle realizzazioni culinarie, ahi noi i negozi sono già tutti chiusi e allunghiamo di molto la strada e torniamo esausti. A Ueno scopriamo la stazione ricca di negozi e decidiamo lì di comprare la nostra cena… A domani

20 Agosto 2014

Mancano 6 giorni alla nostra partenza, ma il nostro programma è ancora denso, oggi siamo a Kamakura, a un’ora di treno da Tokyo, tranquilla cittadina sull’oceano, famosa per il Daibutsu solitario (Buddha di bronzo) secondo solo a quello di Nara per grandezza. Nel medioevo uno tsunami spazzò il tempio che lo ospitava e da allora accoglie a vista i suoi fedeli.
Scartiamo quasi da subito l’idea del sentiero del Daibutsu di circa 3 km tra i boschi perché il caldo è lancinante, praticamente grondiamo di sudore da fermi. Prima di raggiungere la spiaggia sulla via del ritorno ci rechiamo al Hasedera Shrine dedicato a Kannon, il santuario è molto bello, con un rigoglioso giardino in stile giapponese ai suoi piedi, la sala principale ospita una statua gigante di Kannon, la più bella che abbiamo visto qui in Giappone, nei pressi della sala da una terrazza panoramica si può ammirare l’oceano. Lo spettacolo ci piace così tanto che ci sediamo all’ombra per godere della brezza marina.
A piedi poi arriviamo alla spiaggia sotto il sole cocente, vi lasciamo immaginare… e in questi frangenti che tutto il mondo è paese, miriadi di ragazzi lungo uno spiaggione libero tra ombrelloni sdraie e lettini, scherzano, si fanno il bagno, mangiano nei chioschietti e ristoranti, sulla spiaggia con i costumi all’ultima moda, sembra di essere sulla riviera adriatica.
Illusi di trovare un localino sul mare per pranzare ci scontriamo nella cucina thai, kebab, cucina brasiliana, ci appare alla nostra sinistra, dall’altro lato della spiaggia, un locale che scimmiotta quelli californiani, cameriere escluse… infatti mangiamo due cheese burger con carne rigorosamente giapponese garantiscono… E patatine fritte… niente di che di fronte ai gamberoni in tempura famosi di Kamakura, ma ahime, questo passava il convento.
Mangiato ci dirigiamo verso la stazione centrale di Kamakura per andare a visitare il tempio più famoso della cittadina il Tsurugaoka Hachimangu. Per arrivarci percorriamo la via principale che come in tanti altri casi è caratterizzata da negozietti di souvenir ai lati, non ci lasciamo incantare rimandando solo a più tardi il solito tour dello shopping, e ci dirigiamo dritti dritti al tempio. Quest’ultimo sorge incastonato tra le montagne boscose della città, la sala principale di culto shinto si raggiunge tramite una scalinata di 60 gradini, li abbiamo personalmente contati… ma la vista e la spiritualità che si respira in questo luogo è davvero unica, ne valeva la pena.
Al ritorno ci dedichiamo ai nostri soliti regalini, forse ce l’abbiamo fatta a terminali tutti, abbiamo praticamente acceso un mutuo… Tornati in stazione prendiamo il nostro treno locale che in un’ora ci riporta a Tokyo, ci scappa pure una pennichella, così ci siamo perfettamente adeguati allo stile di vita dei giapponesi. Rientrati in albergo doccia.
E di nuovo sulla metro per Ueno Station per procacciarci la cena che consumerò in camera, ottimo sushi, sashimi e spiedini e un patetico gelato giapponese da Family Mart, alleato indispensabile per le bottiglie d’acqua della notte. A domani

Daibutsu – Kamakura

21 Agosto 2014

Oggi siamo andati alla scoperta di alcuni dei macro quartieri più famosi di Tokyo. Il primo, in ordine di visita è stato quello di Shibuya. Noto per la piazza dedicata al cane Hachiko. C’è invero anche una statua del fido cane che aspettò il padrone anche dopo la sua morte alla stazione. Il luogo è il più gettonato per gli appuntamenti nell’intera città… ma su quale lato della statua si daranno mai appuntamento? Visto che qui confluiscono migliaia di persone al secondo? mah…Ci sarà un ordine interno in mezzo a questo marasma che a me è a Vale sfugge al momento.
Qui è presente anche lo Shibuya crossing, ovvero l’attraversamento obliquo tra i più frequentati al mondo, un vero delirio nelle ore di punta e non solo. Noi lo abbiamo osservato da uno dei tanti inflazionati punti Starbucks sparsi per la città, questo in particolare un po’ squallido.
Proseguiamo il nostro percorso per Koen dori, dove sono presenti alcuni tra i centri commerciali più in vista dell’area, noi ci dirigiamo all’Apple Store. Fino ad arrivare nei pressi del Yoyogi Park il più grande della città.
Purtroppo i 35 gradi all’ombra ed un tasso di umidità oltre il 90% hanno reso infattibile continuare all’ora di pranzo la nostra passeggiata. Ci siamo diretti ad Harajiuku a piedi, percorso Takeshita Dori, un mondo stravagante a parte, fatto di personaggi improbabili e alla moda nippo orientale, manga, e ci siamo allungati per Omotesando, quartiere invece elegante termina delle grandi firme. Qui abbiamo mangiato un ottimo sushi da Zanmai, spendendo un po’ di più del previsto ma molto soddisfatti, abbiamo concluso con un buon espresso, un po’ troppo lungo al Lavazza caffè.
Purtroppo il nostro viaggio è stato spesso annoiato e infastidito da una miriade di italiani che ci hanno ammorbato, ma che ci volete fare, è un difetto congenito della popolazione nostrana.
Dopo abbiamo preso la metro e ci siamo diretti a Shinjuku, il quartiere alla moda, giovane ed eterogeneo di Tokyo. A noi in vero non ci ha emozionato più di tanto, ma forse dipenderà dal fatto che ognuno ha un proprio credo in bellezza, stravaganza e fascino che noi al momento abbiamo trovato in massima concentrazione non qui, ma per le vie uniche di Manhattan, ma questa e un’altra storia.
Valeriuccio ha visitato lo store Yodobashi e Bic Camera, poi ci siamo diretti nella parte dei grattacieli di Shinjuku, lo Sky Scraper, fino ad arrivare al Tokyo Metropolitan Government Building, dal quale al 45° piano è possibile ammirare lo skyline dell’intera città, e neanche in questo caso ci siamo commossi più di tanto.
Ormai entrati nella luce serale, ci siamo recati verso l’albergo mangiando neghi pressi dell’albergo al Sudoka tempura….tutto molto buono sebbene fritto…. Un’altra giornata lunga e impegnativa nella capitale del sol levante…domani si parte alla volta di Nikko, città Patrimonio UNESCO. Levataccia alle ore 6:30 e siamo sempre più stanchi….

22 Agosto 2014

Prendiamo il treno per Nikko alle 9:20 dalla stazione di Ueno, arriviamo a Utsunomiya con lo Shinkansen, da li prendiamo il trenino locale per Nikko e dopo circa due ore totali arriviamo a destinazione. La cittadina di montagna è anche essa dichiarata patrimonio dell’UNESCO. Fa molto caldo e tutti i buoni propositi di arrivare fino ai laghetti di montagne con le scalate vanno a farsi benedire, prendiamo l’autobus locale e ci concentriamo solamente, si fa per dire, sui principali templi della cittadina, il più bello è vasto santuario e il Toshugu Shrine, che ha subito certamente influenze di arte cinese, quindi rimane certamente più pesante e ricco di decorazioni policrome, ma è allo stesso modo molto interessante e nuovo ai nostri occhi. Qui è conservato anche il mausoleo del primo shogun del Giappone, meta di pellegrinaggio, per non parlare della figura fantastica del Kirin, nella stalla del templio e anche nella parte alta dell’edificio, la storia delle tre scimmiette,non poteva sfuggirci.
Il tenryu Temple purtroppo è in restauro e non riusciamo a visitarlo, vediamo da fuori il tempio del nipote del primo shogun del tutto simile al Toshugun e quindi decidiamo di non visitarlo all’interno. Non ci lasciamo però sfuggire la bella passeggiata lungo il fiume che conduce al famoso ponte rosso di Nikko patrimonio culturale del Giappone, scappano tante foto. Decidiamo, visto che la strada è in discesa, di tornare a piedi verso la stazione per scoprire la cittadina, arrivati in stazione prendiamo al volo il treno per Tokyo, tornati in anticipo rispetto al programma decidiamo di riposarci un po’ in albergo e dopo la doccia, uscita per provare un Kaiten sushi a Shibuya. La sorpresa è amara, il posto è prettamente turistico e il pesce scadente, nonostante fosse molto pubblicizzato su vari blog e siti riguardanti il sushi.

23 Agosto 2014

Oggi il nostro sabato e lo dedichiamo alla scoperta della città elettrica “Akihabara” o Akiba. Il quartiere è anche famoso per gli anime, quelli che per noi quando eravamo bambini erano i cartoni animati. Scopriamo interi grattacieli dedicati ai manga e agli anime che si vendono anche sotto forma di pupazzetti di tutte le misure e forme, i ragazzi giapponesi riempiono i loro sabati andando a trovare i loro beniamini, noi ritorniamo un po’ bambini e loro ci fanno un po’ tenerezza e anche un po’ sorridere. Interi grattacieli di prodotti tecnologi e di elettronica, ma a dirla tutta è solo una gran confusione, sbarcano infatti interi pullman di cinesi e mediorientali nei duty free, il fascino della tecnologia lascia il posto al consumismo più sfrenato, e noi cercando di capirci qualcosa in questo marasma ci stanchiamo anche di girare.
Nel primo pomeriggio torniamo in albergo e ci riposiamo un pochino, la mattina è stata frenetica, più tardi decidiamo di andare a fare una passeggiata nel lussuoso quartiere di Ginza, è già il crepuscolo, il quartiere è tutto illuminato da boutique e interi grattacieli di firme prestigiose. Tokyo ci regala ancora una altra dimensione delle sue, restiamo incantati da tanta eleganza e raffinatezza. La città è silenziosa e lontana dai frastuoni dei quartieri dedicati ai giovani di Shibuya e Shinjuku, a Ginza il tempo scorre più lento e noi riusciamo a goderci una nuova atmosfera, macchine di marchi importanti ferme ai lati della strada prive di autisti, pochi pedoni, negozi tanto illuminati ma con persone invisibili, fino ad arrivare nel cuore del quartiere dove si trova la torre con l’orologio funzionante che suona a tutte le ore. Magazzini extra lusso, alberghi che incorniciano le strade, siamo proprio nella gota dello sfarzo, del gusto e del clima shic e di classe, non riusciamo a visitare il Sony Building, ma ci ripromettiamo di farlo in questi ultimi giorni, torniamo in albergo stanchi ma soddisfatti.

Shibuya cross – Tokyo

24 Agosto 2014

Questa mattina decidiamo di dedicare la nostra domenica all’isola artificiale di Odaiba, non confondetevi siamo sempre a Tokyo, dopo avere preso la Yamanote, la vera salvezza in campo di trasporti per noi a Tokyo, abbiamo preso alla stazione di Shimbashi il treno privo di conducente e sopraelevato, la Yurikamome. Facciamo il biglietto giornaliero per sfruttare appieno questo interessante mezzo che come al solito noi non abbiamo.
Odaiba si apre sulla baia di Tokyo, un vero e proprio parco di divertimenti per tutte le età, centri commerciali, ristoranti, intrattenimento per tutti i gusti ma anche edifici futuristici come quello della Fuji TV di Kenzo Tange. Dall’isola si può ammirare anche uno splendido panorama del Rainbow Bridge. Alle spalle si intravede la Tokyo Tower dai riconoscibili colori bianco e rosso, stona un po’ in questo paesaggio una copia della statua della libertà, orrore.
Decidiamo di visitare tutti i centri commerciali. In ordine, mangiamo due ottime zero soba in uno dei migliaia di ristoranti presenti, poi proseguiamo il nostro itinerario prendendo la Yurikamome, dirigendoci verso Venus Fort, impudica ricostruzione di diversi monumenti che vanno dalla Roma antica alla Roma barocca e ciliegina sulla torta una ricostruzione della bocca della verità con tanto di certificazione proveniente dall’Italia. Ora ci è chiaro perché frotte di giapponese popolano il tanto famoso chiusino di fogna di Santa Maria in Cosmedin, dovevamo venire ad Odaiba per scoprirlo.
Decidiamo di rimanere fino al tramonto per ammirare la città dall’altra parte della baia e lo spettacolo intergalattico del gigante Gundam. Fatte le ultime foto in serata sul Rainbow Bridge ritorniamo in albergo contenti e soddisfatti.

Gundam Odaiba – Tokyo

25 Agosto 2014

Il nostro ultimo giorno in Giappone, torniamo sulle nostre orme ad Akihabara per acquistare non “so bene qualcosa per noi”, insoddisfatti ci dirigiamo alla volta del palazzo dell’imperatore e in particolare ai suoi giardini e alle mura esterne, passando per la graziosa stazione di Tokyo, costruita nei primi del 900 in mattoncini rossi very English. Il caldo si fa sentire e siamo stanchi.. Ci riposiamo all’International Forum, un’avveniristica costruzione di acciaio e vetro, mangiando un boccone in un locale interno. Rifocillati decidiamo di spostarci di nuovo a Omotesando per acquistare il nuovo modello del Nike Fuelband, introvabile dalle nostre parti. Concluso l’ultimo acquisto saliamo su una terrazza di un centro commerciale con tanto di roof top con alberi e bar come ritrovo per i giovani. Scesi dal palazzo prendiamo a caso le stradine laterali vicino Takeshita Dori e scopriamo con meraviglie che i negozi e le atmosfere sono molto più interessanti e japanese style dei più rinomati negozi sulla Omotosenado.
Non vogliamo farci mancare l’esperienza del mercato del pesce quindi prendiamo la Yamanote e scendiamo a Ginza, ci rifacciamo un altro giro serale per Ginza fino a raggiungere il mercato di TSukiji, quando siamo arrivati era tardi e la maggior parte dei banchi era chiuso ma noi volevamo mangiare a tutti i costi da Sushi Zanmai, finalmente ne riusciamo a trovare uno in una stradina laterale, riusciamo ad entrare in confidenza con lo chef e a farci capire tramite il menù a figure, qualche parola di giapponese, i nostri sorrisi e la sua gentilezza. Il pesce era fantastico, il migliore mai mangiato, una delle signore del ristorante che ci ha fatto il conto ci ha accompagnato fino fuori la strada dicendo in inglese buona serata e augurandoci di tornarli presto a trovare con un inchino nei quali le ginocchia e la fronte erano un tutt’uno, il suo sorriso, il suo garbo, le sue parole, la sua gentilezza e il suo strepitoso inchino rappresentano la sintesi più vera e sincera di questo straordinario popolo.
Ritorniamo a piedi alla Yamanote girando il nostro ultimo video con le lacrime agli occhi, con alle spalle il mercato deserto e buio, la luna alta in cielo, i nostri cuori si stringono e ci rendiamo conto che il nostro viaggio sta per finire. Ma questo mondo, questo garbo, la sensibilità per la natura di questa terra e della sua gente rimarranno per sempre dentro i nostri cuori come esempio e stile di vita possibile da realizzare. MATA NE JAPAN

Un ringraziamento a Fabrizio per i suoi preziosi consigli e per le utilissime informazioni riportate nel sito “Giappone per Tutti”

Autore e foto

Laura e Valerio