Un sogno che si realizza

27 Agosto

Ore 10:00 finalmente si parte direzione aeroporto di Capodichino (Napoli).
Aereo puntuale che ci porta a Monaco, qui facciamo scalo di 2 ore per poi prendere l’aereo che ci porta a Tokyo. Il viaggio è tranquillo ma 12 ore si fanno sentire per chi come me non chiude occhio. Arriviamo a Tokyo e cambiamo il voucher del Japan Rail Pass. Prendiamo il Narita Express che ci porta alla stazione Shinagawa. Qui prendiamo lo Shinkansen per Kyoto. La stanchezza è tanta, ma la gioia di essere in Giappone ci tiene svegli ad ammirare i paesaggi fuori dal finestrino del treno. Qui già si incomincia a vedere la gentilezza dei giapponesi, il controllore del treno ogni volta che entra ed esce dalla carrozza si inchina e con estrema gentilezza ci chiede i biglietti augurandoci un buon viaggio. Dopo tre ore arriviamo a Kyoto. La stazione è qualcosa di sbalorditivo. Andiamo all’ufficio informazioni turistiche dove ci accoglie una signora molto gentile che ci dà tutte le cartine consigli e posti da vedere. Qui prendiamo la metropolitana ed incontriamo la nostra prima difficoltà. Le macchinette per fare i biglietti non sono così intuitive. Dopo un minuto di titubanza davanti ai tasti da premere si avvicina una ragazza giapponese e ci fa vedere come funziona (una volta capito è veramente facile spostarsi). Prendiamo la metro e arriviamo nel nostro Hotel (Hearton Hotel Kyoto). Qui purtroppo nella reception non troviamo addetti che parlano un inglese fluente, ma scopriremo che i giapponesi non parlano molto bene o per niente l’inglese. Dopo circa 20 ore di viaggio finalmente siamo arrivati. Doccia e subito in strada. Ci facciamo un giro attraversando la Gojo Dori, Pontocho e vicoletti vari. Torniamo in albergo stanchi morti.

28 Agosto

Ci svegliamo alle 8.30, colazione e via direzione castello Nijo. Entrando restiamo incantati dai dipinti, dalla struttura (i loro castelli non sono come i nostri) e dal pavimento ad usignolo. Usciamo e prendiamo il bus, facciamo il one day pass, così possiamo prendere i pullman verdi per tutta la giornata, e ci dirigiamo al palazzo imperiale. Qui andiamo all’agenzia della Casa Imperiale a ritirare il permesso per visitare il palazzo. Dobbiamo aspettare 3 ore. All’ora decidiamo di recarci al Nishijin Textile Center dove mia moglie compra il kimono, calzini e zoccoli. C’è una signora molto gentile che gli propone di indossarlo. Mia moglie entusiasta accetta e così camminiamo per Kyoto, lei vestita da giapponese ed io da occidentale 🙂 . Visitiamo il palazzo imperiale dove tutto si vede da fuori perché non si può entrare in nessuna stanza e, così, rimaniamo un po’ delusi. Il caldo e l’umidità ci sfiancano, altro che Napoli. Torniamo in albergo, mangiamo qualcosa di fresco, ci laviamo e usciamo. La direzione è Gion: il quartiere delle geishe. Ne incontriamo qualcuna che cammina per strada. Per i vicoli di Gion sembra di essere immersi nella storia giapponese. Andiamo al Gion Corner, come suggerito dalle informazioni turistiche. Qui con 2500 yen vediamo la danza di una Maiko, la cerimonia del tè, marionette giapponesi, preparazione dei fiori, commedia antica giapponese. All’uscita passeggiamo per le vie di Kyoto, ci fermiamo in uno shokudo e scegliamo la cena in base alla riproduzione in plastica che c’è in vetrina.

29 Agosto

Sveglia alle 8 colazione e via verso il tempio Ryoanji. Qui all’ingresso troviamo un gruppo di scolari giapponesi che ci chiede di parlare con loro in inglese (forse si stavano esercitando). Dopo varie domande si fanno una foto con noi e ci chiedono di scrivere i nostri nomi e la città di provenienza su un foglio. E’ stato molto divertente. Visitiamo il tempio e il giardino in roccia mostra la cura maniacale per i dettagli. Usciti dal Ryoanji prendiamo il pullman per il Kinkakuji, il tempio d’oro. Entriamo e rimaniamo a bocca aperta. Non ci sono parole per descrivere ciò che vediamo. Stupendo. Per la pausa pranzo entriamo in un locale dove mangiamo riso al curry con cotoletta di pollo. Il riso è veramente buono. Per strada troviamo un parcheggio a forma di grattacielo, entri con l’auto, scendi e in automatico la piattaforma sale con l’auto per depositarla in qualche piano. Rimaniamo sulla soglia perché non sappiamo se si può entrare, ma la donna all’ingresso esce e con molta gentilezza ci fa vedere il parcheggio. La tecnologia giapponese comincia a farsi vedere in tutta la sua potenza. Andiamo al Ginkakuji ma il padiglione d’argento non è ricoperto d’argento e rimaniamo un po’ delusi. Ci dirigiamo verso il Chionin dove le porte sono maestose e la campana non è da meno ma, purtroppo, i lavori di ristrutturazione rovinano un po’ l’atmosfera. Ci riposiamo. Nel tempio c’è pace e tranquillità, forse dovremmo esportarle un po’ in occidente. Chiediamo informazioni ad un giapponese ma lui, dispiaciutissimo, si inchina e ci chiede perdono, perché non sa parlare in inglese. Con la cartina geografica ci aiutiamo, le strade e i numeri non sono come da noi. Arriviamo al tempio Kiyomizudera e affrontiamo una salita piena di negozi di souvenir. Dal tempio ammiriamo una bella vista di Kyoto. Siamo distrutti, il caldo è asfissiante così decidiamo di prendere qualcosa ai grandi magazzini e di portarlo in stanza. Abbiamo bisogno di una doccia.

30 Agosto

Oggi andiamo a Nara. Prendiamo un treno locale e rimaniamo stupiti dall’efficienza e dalla pulizia. Il pavimento del treno è tirato a lucido manco avessero passato la lucidatrice. Passeggiamo per il parco (Nara-Koen), qui i cervi sono centinaia. Decidiamo di seguire il percorso a piedi consigliatoci dalla lonely planet e facciamo benissimo. Il Todaiji è maestoso ma ancor di più lo è la statua del buddha che c’è dentro. Mentre ci dirigiamo verso la pagoda del Kofukuji inizia a piovere ma noi siamo contenti perché possiamo rinfrescarci, anche se, appena smette, fa più caldo di prima. Ci fermiamo ad un negozio che fa dei dolci dove c’è molta gente e decidiamo di comprarli anche noi. Sembrano dei crisbi di colore verdastro, ma il sapore non è quello dei crisbi. Ritornando da Nara ci fermiamo al Fushimi Inari. Decidiamo di percorrere il sentiero dei torii rossi solo per un tratto: 4 Km sono troppi. Torniamo a Kyoto e andiamo a cenare da Ippudo ed il ramen si dimostrerà il più buono che ho mangiato in Giappone.

31 Agosto

Andiamo al tempio di Tenryuji ma non è un granché. In compenso il bosco di bambù è uno spettacolo anche dr lo immaginavo più grande. Camminando per Arashiyma ci fermiamo in chiosco che vende spiedini fritti di qualsiasi natura, pollo, carne, anguille, ecc…
Andiamo al museo internazionale dei manga dove vediamo centinaia di giapponesi dall’età di 3-4 anni fino a persone di oltre 60 anni intenti a leggere e sfogliare i manga. Per chi è appassionato del genere la tappa è obbligata. Anche il museo è veramente bello. Ci facciamo fare un ritratto stile manga e passiamo tutta la giornata a ridere nel vedere le nostre facce trasformate.
Abbandoniamo l’Hearton Hotel e andiamo al Ryokan Nissho Besso. All’arrivo ci accolgono una addetta vestita con il Kimono, l’addetto alla reception, un uomo che prende i bagagli, e, penso, la direttrice della struttura. Ci tolgono le scarpe dai piedi, ci danno delle pantofole e ci accompagnano in stanza. Il loro atteggiamento ossequioso ci mette in imbarazzo. In camera l’addetta, vestita con il kimono, ci offre del tè e dei dolci giapponesi. Ci danno un kimono ciascuno e la direttrice ci parla dei servizi disponibili. La casa in stile giapponese è bellissima e mia moglie è entusiasta. Usciamo e andiamo al mercato Nishiki, che è molto molto diverso dai nostri mercati. Mi colpiscono tanto l’ordine e la pulizia nonostante la mole di persone presenti. Compriamo del tè verde e del riso che qui sono veramente buoni. Andiamo a cenare in uno Izakaya, il Re della Carne secondo la traduzione inglese. Con molta sorpresa scopriamo che i giapponesi preparano una carne squisita, anche se le porzioni non sono molto abbondanti. Ci sediamo al bancone e davanti a noi c’è un fornello dove possiamo cucinare la carne che ci è stata servita dopo la preparazione e la speziatura. I giapponesi intorno a noi bevono la birra manco ci trovassimo in Germania. Andiamo a dormire soddisfatti della cena. Entriamo in camera e troviamo una bellissima sorpresa: ci hanno preparato i letti sul tatami.

1 Settembre

Lasciamo la stanza e due addette in kimono ci accompagnano all’uscita. Con la coda dell’occhio vediamo che, mentre noi ci allontaniamo, loro restano lì, ferme. Giriamo l’angolo e io le vedo inchinarsi e poi rientrare.
Prendiamo lo Shinkansen e, strano a dirsi, arriviamo a Tokyo con 30 minuti di ritardo. Qui prendiamo la metro e andiamo in albergo: il Chisun Inn ad Asakusa. Le camere sono veramente piccole. Andiamo al Sensoji. Dalle porte fino al tempio la stradina è disseminata di negozi di souvenir. Pensando che siamo in un luogo sacro mi sembra un po’ troppo. Ceniamo in un locale e prendiamo del ramen buono, ma pensiamo sia meglio quello di Kyoto.

2 Settembre

Mentre ci prepariamo l’albergo inizia a muoversi. Esco subito fuori, ma la signora delle pulizie mi guarda e ride. Allora capisco che la scossa non è niente di allarmante. In quel momento penso che se fossimo stati in Italia ora staremmo piangendo parecchi morti, come si dice dalla mie parti. Il giorno non inizia bene perché siamo rimasti senza soldi. Il mio bancomat non funziona e nemmeno quello di mia moglie. Non va neanche la postepay, allora decidiamo di andare in ambasciata. Gli italiani si trattano bene: una mega villa nel cuore di Tokyo. Fortunatamente parliamo con un addetto che ci risolve il problema. Nei pressi dell’ambasciata si vede la copia della Torre Eiffel. Prendiamo la metro ed andiamo a Roppongi dove facciamo un giro passando tra grattacieli, locali con la musica ad alto volume e centri commerciali. Riprendiamo la metro e scendiamo alla stazione di Tokyo. Andiamo al palazzo imperiale ma, dopo aver attraversato tutto il parco, rimaniamo molto delusi nello scoprire che il palazzo si può vedere solo da lontano. Ritorniamo verso l’albergo e andiamo a cenare da Daikokuya dove la tempura è veramente buona. Ci accoglie una signora che ci fa togliere le scarpe e cenare sul tatami. Mangiare a terra è molto caratteristico ma dopo un po’ le mie gambe iniziano a soffrire.

3 Settembre

Decidiamo di visitare il Museo Nazionale di Tokyo. Il parco di fronte al museo è molto bello ma ci sono molti barboni che dormono ovunque e questo ci fa capire che anche qui la crisi si fa sentire. Il museo è un trascorso su tutta la storia giapponese e scopro con molta sorpresa che la maggior parte della cultura di questo Paese ha origini cinesi. I Samurai non sono proprio quello che si racconta nel film l’ultimo Samurai. Pranziamo in un locale dove preparano focacce, ripieni, panini e, a dire la verità, tutto è molto buono. Facciamo un giro per le vie di Ginza, dove ci sono diversi negozi di alta moda, fa molto caldo, ma per fortuna in ogni angolo delle vie del Giappone ci sono distributori automatici dove si trova di tutto. Penso che sia quasi una mania. Ceniamo a base di soba. All’ingresso c’è una macchinetta automatica dove, inserendo delle monete, puoi scegliere il piatto. Con lo scontrino ci si siede al bancone e, consegnandolo all’addetto, puoi ritirare quanto hai scelto. Gli spaghetti saraceni non sono niente male.

4 Settembre

Ci facciamo un giro per Akihabara il quartiere dell’elettronica. C’è di tutto. Visitiamo l’ufficio Governativo di Tokyo dove dall’alto si possono ammirare i bellissimi grattacieli di Tokyo. Ci rechiamo a Shibuya, saliamo nello Starbucks per vedere dall’alto l’incrocio più affollato del mondo. Effettivamente è molto affollato, ma ho qualche dubbio che sia il più affollato del mondo. Giriamo tra i vari negozi tra cui lo Shibuya 109. Qui la moda è veramente qualcosa di “relativo”. Ceniamo in un ristorante con nastro a base di sushi sashimi. Non è un normale nastro ma abbiamo davanti a noi un monitor touch screen da cui ordiniamo i piatti e dopo pochi minuti sul binario di fronte a noi si ferma un piatto con sopra la nostra cena. Fortissimo. Nonostante non sia un amante del sushi la cena è molto buona ed il prezzo non è astronomico. In due 2500 yen. Facciamo una passeggiata per le strade di Harajuku dove ci sono altri negozi di moda.

5 Settembre

Decidiamo di camminare fino alla Tokyo Sky Tree e passiamo davanti al grattacielo della birra Asahi. L’ascensore viaggia a 600 metri al minuto. Quando si aprono le porte la visuale è mozzafiato. Siamo talmente in alto che all’improvviso siamo tra le nuvole nel vero senso della parola. Alla base delle torre c’è un centro commerciale, pranziamo e andiamo alla Baia di Tokyo. Qui prendiamo una linea metropolitana senza macchinista (Yurikamome). Mi ha fatto un po’ impressione, preferisco che ci sia qualcuno al volante. La baia è un posto di divertimenti e pieno di giovani. Troviamo un gundam a grandezza naturale, una copia della statua della libertà, e nello sfondo il ponte illuminato che collega Tokyo alla baia. Decidiamo di cenare con quello che ci è piaciuto di più durante il viaggio: ramen. Entriamo in un locale vicino all’albergo il ramen è buono ma nessuno ha battuto Ippudo di Kyoto.

6 Settembre

Sveglia alle 7, prendiamo lo Skyler per l’aeroporto. Durante il volo io e mia moglie parliamo di tutto il viaggio e pensiamo che forse sarebbe stato meglio fare qualche giorno in più a Kyoto. Il vero Giappone. Tokyo ci ha delusi. Sembra un grande centro commerciale, troppo “americanizzata”. Arriviamo a Monaco, scalo, e direzione Napoli. Scendiamo dall’aereo e subito rimpiangiamo il paese del Sol Levante.

Autore e foto

Luigi V.